Caro Cagliari, non ti sono mai piaciute le partite da dentro o fuori. La storia rossoblù insegna che in un modo o in altro davanti agli appuntamenti con una sfida decisiva  qualcosa vada sempre storto. Ti è successo tante volte, a partire dal lontanissimo 1954, con lo spareggio che ti avrebbe dovuto portare per la prima volta in Serie A: zero a due nel vecchio stadio “Torino” di Roma contro la Pro Patria, il sogno di volare nel massimo campionato è rimasto strozzato in gola per altri dieci anni. 

Gli spareggi beffa

Non è andata bene neanche nel 1977, prima stagione in B dopo lo scudetto, primo anno senza Riva. Hai perso la promozione diretta per colpa di un’arancia lanciata dalle tribune del Sant’Elia (il centrocampista Cannito finisce al pronto soccorso e la vittoria sul campo contro il Lecce diventa zero a due a tavolino): ti tocca uno spareggio a tre contro Pescara e Atalanta. Due posti per la Serie A, ti fai imbrigliare in entrambe le sfide e ti ritrovi terzo. È ancora B. 

L’eccezione che conferma la regola arriva nel 1982, col testacoda al Sant’Elia all’ultima di campionato. Hai bisogno di un pareggio per conquistare la salvezza, ma di fronte c’è la Fiorentina prima in classifica, obbligata a vincere per assicurarsi almeno lo spareggio scudetto con la Juventus, che all’ultima giornata ha gli stessi punti dei viola. Finisce zero a zero dopo novanta minuti col fiato sospeso (c’è anche un gol annullato al futuro campione del mondo Ciccio Graziani che scatena le proteste dei toscani). Sei salvo, in città e in tutta l’Isola è festa grande per un’impresa che sembrava impossibile: al posto tuo scivola in B il Milan più sbiadito della storia. La Fiorentina perde lo scudetto perché la Juve vince con un rigore a Catanzaro. 

ULTIMA GIORNATA CHOC

Ma la cambiale versata quel giorno di maggio ti torna indietro un anno dopo con gli interessi: sei a quota 26 in classifica (a quel tempo - sedici squadre e due punti a vittoria - bastano e avanzano per restare nel massimo campionato), il calendario però ti propone un appuntamento drammatico all’ultima giornata. Sfida decisiva ad Ascoli, che di punti ne ha 25: alla squadra marchigiana guidata da un giovane Mazzone serve la vittoria per superarti. Al Del Duca ti tremano le gambe, non c’è partita: finisce due a zero e tu, caro Cagliari, ti ritrovi terzultimo e in Serie B. 

Due anni dopo c’è un altro passaggio chiave: solita montagna da scalare all’ultima giornata. Di più, è l’Etna: al Sant’Elia si presenta il Catania per un duello all’ultimo respiro. Chi soccombe sprofonda in Serie C. Tu però devi vincere a tutti i costi. Davanti a 55mila spettatori non riesci ad andare oltre un grigio zero a zero. È retrocessione, ma ci pensa il giudice sportivo a darti una mano: il Padova viene penalizzato (per una partita vinta con un accordo a Taranto) e va dritto in C al posto tuo. Puoi respirare, ma mica tanto: due anni dopo la condanna alla terza serie arriva davvero. È il tempo buio dei disastri societari e ti dovrai rimboccare le maniche per tornare nel calcio di primo livello. 

INCUBO A NAPOLI 

Dopo le stagioni d’oro degli uruguaiani e della corsa in Coppa UEFA si passa al 1997, quando c’è un nuovo appuntamento decisivo: questa volta si gioca uno spareggio vero e proprio contro il Piacenza a Napoli. Gara secca per la sopravvivenza in Serie A. Sulla tua panchina c’è Mazzone, quello di Ascoli, condottiero di tante battaglie rossoblu: i giocatori scendono in campo troppo contratti davanti a un pubblico schierato quasi totalmente a favore della squadra emiliana (che gode del sostegno dei tifosi del Napoli) e l’epilogo è già scritto alla fine del primo tempo: zero a due che diventerà uno a tre con l’inutile gol di Tovalieri. Serie B, un’altra volta.

IL DISASTRO DI VENEZIA 

Poi gli scontri decisivi da dentro o fuori non si sono più visti dalle tue parti. Fino a pochi giorni fa, quando è andato in scena un copione mai immaginato prima: a Venezia ti sei ritrovato incredibilmente attaccato alla Serie A sino all’ultimo secondo di gara. Un’opportunità infinita di restare a galla, nonostante la primavera da incubo, nonostante lo choc negli ultimi minuti col Genoa e il tracollo in casa con un Verona già in vacanza. La Serie A ti ha dimostrato tutto l’amore del mondo, regalandoti addirittura la folle partita di Salerno, con i granata schiantati dall’Udinese. Nessuno avrebbe mai pensato che sarebbe potuta finire così, con i tuoi giocatori incapaci di prendere in mano il destino più favorevole del mondo. Ma evidentemente doveva andare com’è andata: neanche un gol a Venezia contro una sguarda demotivata e infarcita di seconde linee. Finisci in B, ma non puoi neanche recriminare: forse è la retrocessione più meritata di sempre. 

FUTURO DA SCRIVERE 

Non c’è troppo tempo da dedicare a rabbia e rimpianti, il futuro è già dietro l’angolo e devi farti trovare pronto al fischio di inizio della nuova avventura. La tua storia, caro Cagliari, insegna che sei capace di riprenderti in fretta il palcoscenico del calcio che conta. A volte sei riuscito a tirarti fuori dalle paludi della Serie B in un solo anno, altre volte ci hai impiegato un po’ di più, ma sempre con un pensiero: i colori rossoblù hanno il prestigio per stare sempre accanto a quello del Milan, dell’Inter, della Juventus, della Roma, del Napoli. Solo una volta ti sei fatto attendere a lungo: erano gli anni Ottanta del calcio italiano più brillante, hai fatto penare i tifosi, costretti a subire anche il dolore della retrocessione in C. Succedeva proprio quando negli stadi della Penisola si potevano ammirare mostri sacri come Platini, Zico, Van Basten e soprattutto sua maestà Maradona. Tu masticavi amaro ma ti facevi forza pensando che presto avresti ripreso il tuo posto tra le grandi d’Italia. Ci ha pensato l’allenatore-monumento Ranieri a guidarti in una cavalcata trionfale: due salti di categoria in appena due anni, proprio quando al Sant’Elia arrivavano anche i mondiali di calcio. 

Sei ridiventato il solito Cagliari, quello che deve andare a braccetto con le squadre più forti. E te la sei cavata quasi sempre in fretta anche nelle quattro retrocessioni successive (a un po’ di ritardo a cavallo del Duemila). Toccata e fuga tra i cadetti, giusto per il gusto di una corsa tra le prime. Ora prendi fiato e rileggi la tua storia: troverai il coraggio giusto, la B deve diventare un punto di rilancio per un rapido ritorno a casa. L’unica casa possibile, la Serie A. 

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