Un sì poco convinto all’idrogeno. Quello del ministro all'Ambiente e alla Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, sembra un messaggio più che ambiguo quando annuncia la tanto attesa strategia nazionale sull’idrogeno entro novembre, ma allo stesso tempo ammette che l’unico modo che l’Italia avrà per soddisfare la richiesta energetica del futuro sarà quella di affidarsi al “mini nucleare”.

Svolta annunciata

«Abbiamo previsto nel prossimo decennio l'utilizzo degli small modular reactor di terza e quarta generazione, che sono anche competitivi dal punto di vista economico. Poi nel 2045 la fusione», ha detto il rappresentante del Governo in occasione dell'apertura degli Stati Generali della Green Economy 2024, nell'ambito di Ecomondo. «Fra 20 anni - ha ricordato - ci sarà un consumo doppio di energia. Possiamo aumentare l'idroelettrico, il geotermico, il fotovoltaico ma solo di giorno, l'eolico solo quando c'è vento, l'idrogeno...ma a 680 terawatt come previsto dal Piano integrato energia clima non ci arriviamo».

Il ministro non spegne tuttavia le speranze dei “pro idrogeno”. «Può dare un contributo rilevante alla decarbonizzazione del sistema, nel settore industriale e nei trasporti. La nostra Strategia nazionale dell’idrogeno sarà presentata a fine novembre, subito dopo la Cop29. Si parte da un ragionamento nazionale, ma oggi l’Italia con il SouthH2Corridor può cogliere l'opportunità di importare l'idrogeno a prezzi più competitivi rispetto alla produzione europea, per soddisfare la domanda interna e supportare i paesi europei, quali l'Austria e la Germania».

Bilancio positivo

L’Italia, ha detto Pichetto, «in questa prima fase sperimentale in cui è importante stimolare gli investimenti, ha stanziato molte risorse derivanti dal Pnrr e fondi nazionali sull’idrogeno. Guardiamo con fiducia – ha aggiunto – agli obiettivi Ue, che sono di 20 milioni di tonnellate al 2030, di cui dieci da importazione».

Su questo punto il responsabile dell’Esecutivo guidato da Giorgia Meloni sembra convinto: il South Corridor «è la capacità di produrre, far transitare e smistare idrogeno. Sul progetto, possiamo avere ruolo importante, essendo collocati in una posizione geografica centrale. Non ci sono automatismi, ma serve tempo», ha concluso il ministro, ricordando che è «necessario accompagnare questo percorso di politica industriale per il cambiamento strutturale delle imprese».

Bruxelles

Nel mentre Consiglio dell'Unione europea ha adottato le conclusioni sulla relazione speciale della Corte dei conti sulla politica industriale dell'Ue sull'idrogeno rinnovabile. «Le conclusioni accolgono con favore la relazione, chiedono una rapida attuazione del quadro normativo dell'Ue, incoraggiano lo sviluppo di una rete di trasporto interconnessa e invitano la Commissione ad adottare misure che sostengano sia la competitività dell'industria dell'Ue sia la sicurezza degli investimenti», spiega il Consiglio. «Tuttavia, affinché questi atti legislativi contribuiscano all'emergere dell'ecosistema europeo dell'idrogeno, è importante che il quadro giuridico esistente venga attuato rapidamente». Le conclusioni attribuiscono particolare importanza ai piani nazionali per l'energia e il clima degli Stati membri quando si considerano gli obiettivi a livello Ue per la produzione e l'importazione di idrogeno. 

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