I vuoti nella pianta organica pesano sulla sicurezza
Polizia penitenziaria, il rapporto della Corte dei contiPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Gli agenti di polizia penitenziaria sono sempre di meno, le esigenze di sicurezza nella carceri italiane - il braccio 41 bis nel penitenziario nuorese di Badu 'e Carros docet - sempre di più. Tanto che nei primi mesi di quest'anno l'allarme è risuonato forte e chiaro. Non soltanto attraverso il classico monito sindacale ma anche tramite il rapporto "sull'attuazione della legislazione di riforma dell'organizzazione della polizia penitenziaria nell'ambito del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria" per il periodo 2016-2018, approvato dalla Sezione centrale di controllo sulla gestione delle amministrazioni dello Stato della Corte dei conti.
"La carenza degli organici - sostiene senza mezzi termini l'organo della magistratura contabile - compromette il sistema di prevenzione". In seguito alla riforma prevista dalla Legge Madia, che ha ridotto la copertura organica a livello nazionale da 45.121 unità a 41.402 unità complessive, resta un obiettivo difficile gestire nel complesso la sicurezza del sistema di prevenzione pena. E i benefici auspicati attraverso la politica dei tagli non hanno dato i risultati auspicati neppure in termini, meramente ragionieristici, di risparmio. In particolare, osserva la Corte, mentre risulta incrementata la dotazione degli ispettori e dei sovrintendenti, quella del ruolo agenti/assistenti di polizia penitenziaria è stata ridotta, per cui i risparmi di spesa attesi dai tagli alle dotazioni organiche, per un totale di 845.000 euro a decorrere dal 2017, non sono stati in concreto realizzati, visto che la riduzione del numero degli agenti di Polizia penitenziaria è stata compensata dall'aumento dei gradi superiori, con conseguente maggiore spesa per stipendi ed accessori.
Nonostante siano stati banditi numerosi concorsi sia pubblici che riservati, restano vacanti, inoltre, numerosi posti in organico. Risulta, invece, invariata la spesa per le erogazioni a titolo di equo indennizzo e per premi. Diminuiscono, dunque, le forze in campo, aumentano le spese per gli emolumenti al personale. E la Sardegna resta tra le regioni in cui è più preoccupante la carenza di organici nella Polizia penitenziaria, in controtendenza nazionale anche per quanto riguarda ispettori e sovrintendenti. Lo fa osservare, con l'acume che ne ha contraddistinto le innumerevoli battagli sindacali, Giovanni Villa, recentemente eletto all'unanimità segretario generale regionale della Fns Cisl. I dati sul punto sono chiarissimi. Nell'Isola la pianta organica ministeriale prevede l'impiego di 1842 unità. La forza amministrata della Polpen è invece di 1473 operatori. Che nella realtà di tutti i giorni non arrivano a 1400 se si considera il personale a riposo per congedi, malattia, ferie o distacco in altre sedi. "I problemi - osserva Villa - vengono da lontano. Non si è provveduto a rinforzare il personale quando alla Polizia penitenziaria è stato assegnato il compito della traduzione dei detenuti, che prima incombeva su altre forze di polizia".
L'attualità dà motivo di preoccupazione. "In Sardegna - fa di conto Giovanni Villa - la carenza si aggira intorno alle 400/500 unità. Quella più allarmante si registra nel ruolo dei sottufficiali che nonostante i continui concorsi interni non colmano le lacune venutesi a creare negli anni. La carenza di tali figure ha portato l'Amministrazione a sostituirle con il ruolo degli agenti/assistenti nelle figure degli assistenti capo e/o assistenti capo coordinatori. Non vi è mai stata una evoluzione numerica soddisfacente da quando nel 1990 il corpo degli agenti di custodia subiva la riforma e diventava corpo di Polizia penitenziaria quindi un corpo di polizia ad ordinamento civile. Assumendo a se le traduzioni dei detenuti, che prima svolgevano i Carabinieri, si doveva incrementare l'organico della Polizia penitenziaria ed invece così non è stato e la conseguenza ha visto l'uscita di molte unità da altri servizi istituzionali, per la maggior parte dalle sezioni detentive, affinché si potessero garantire le traduzioni. Si aumentava quindi la sicurezza da una parte e si diminuiva dall'altra. Si assisteva insomma al gioco della coperta corta che, purtroppo, a tutt'oggi è attuale". I vuoti pesano di più in Sardegna rispetto al resto d'Italia. "Qui - rileva Villa - siamo isolati e non possiamo avere il supporto di altre regioni qualsiasi cosa capiti.