Ormai annunci e raccomandazioni stanno scattando sempre più spesso, e sempre in anticipo rispetto agli anni passati. Nei primi sette giorni di luglio in Sardegna le ondate di gran caldo si sono susseguite una dopo l’altra. L’ultima «a causa dei flussi sudoccidentali che tendono ad emettere masse calde di estrazione africana sul bacino centro-occidentale del Mediterraneo, rinforzando un promontorio anticiclonico con temperature che subiranno degli aumenti in entrambi i valori». Tradotto: giornate con temperature bollenti, superiori ai 37° gradi, con punte di oltre 40°.  E in automatico scattano le raccomandazioni che, se si continua di questo passa, diventeranno praticamente fisse da luglio a settembre: «Non uscire nelle ore più calde, dalle 12 alle 18, soprattutto per i soggetti a rischio. In casa, proteggersi dal calore del sole con tende o persiane. In generale consumare pasti leggeri e mangiare molta frutta, bere adeguatamente evitando bevande alcoliche e caffeina. Indossare abiti e cappelli leggeri e di colore chiaro ed evitare le fibre sintetiche. Se in casa ci sono persone malate fare attenzione che non siano troppo coperte. I soggetti a rischio sono: le persone anziane e/o non autosufficienti o convalescenti, le persone che assumono regolarmente farmaci, i neonati e i bambini piccoli, chi fa esercizio fisico o svolge un lavoro intenso all'aria aperta».

Un'immagine simbolo di siccità (foto archivio L'Unione Sarda)
Un'immagine simbolo di siccità (foto archivio L'Unione Sarda)
Un'immagine simbolo di siccità (foto archivio L'Unione Sarda)

Clima impazzito? Sì. Ma si sa anche di chi è la colpa ovviamente.

Da una parte il clima sempre più arido che colpisce la Sardegna, dall'altra un evento che ha scosso il mondo accaduto nel maggio scorso in Antartide: l’iceberg più grande al mondo (4.320 kmq) si è distaccato dalla Ronne Ice Sheld. Un disastro che ha acceso il dibattito sulla velocità con cui il cambiamento climatico sta agendo sulla Terra. Perché è proprio Il riscaldamento globale l’unico responsabile di tutti questi, solo in apparenza diversi, fenomeni rischiosi per l’ambiente. Dallo scioglimento dei ghiacciai all’innalzamento del livello del mare, dall’incremento delle ondate di calore all’aumento di alluvioni. Riscaldamento globale causato dall’essere umano. E ogni anno si assiste all’incontro dei Big della politica mondiale che si ritrovano per fissare nuovi paletti per la biosostenibilità, annunciare l’utilizzo di fonti di energia rinnovabili per ridurre il ricorso ai combustibili fossili, le cui emissioni sono i principali responsabili dell’innalzamento delle temperature. Però il problema è che la Terra si continua a surriscaldarsi sempre più. 

Un esempio: gli accordi di Parigi e Europa 2020 sono provvedimenti globali, il primo mondiale e il secondo europeo, che mirano a contenere l’aumento annuale della temperatura globale al di sotto di +1,5°C e a ridurre le emissioni di gas serra. Misure introdotte dopo anni in cui le temperature hanno continuato ad aumentare. Con appunto i disastri ambientali. «Il trend della temperatura è in aumento sia nel mondo che in Italia. Tuttavia, quello registrato in Italia negli ultimi 30 anni è stato quasi sempre superiore a quello medio globale sulla terraferma. In particolare nel 2019, l’anomalia rispetto alla temperatura media del periodo 1961-1990 è stata superiore in Italia (+1,56°C) rispetto a quella globale (+1,28°C) - certificano gli esperti di Openpolis che sul fenomeno hanno svolto un’interessante lavoro – Se nel complesso la temperatura sta aumentando, in Italia questo processo è ancora più veloce. Infatti, il valore italiano dell’anomalia della temperatura media del 2019 si colloca al 3° posto nell’intera serie, dopo il 2018 (1,71°C) e il 2015 (1,60°C). Inoltre, per meglio comprendere l'effettivo aumento è interessante osservare come gli 8 dei 10 anni più caldi dal 1961 si registrino dal 2011 in poi, con valori compresi tra +1,26°C e +1,71°C».​​

Essendo inoltre in Italia la temperatura in costante crescita, aumenta il numero di giornate considerate estive (temperatura uguale o superiore a 25°C), e diminuiscono i giorni di gelo (temperatura uguale o inferiore a 0°C). «Nel 2019 è stata osservata una diminuzione di circa 11 giorni di gelo rispetto al valore medio calcolato nel trentennio di riferimento (1961-1990). Una variazione che si riflette d'altra parte nell'incremento dei giorni estivi (+19) registrato nello stesso anno – conclusono gli espertid ella Fondazione Openpolis – Negli ultimi 10 anni i giorni con gelo sono stati sempre inferiori alla norma. Nel 2014 si è verificato il numero più alto di giorni di gelo in meno, pari a -31. Il trend invece dei giorni estivi sottolinea un costante aumento rispetto al valore medio. In particolare nel 2018 ci sono stati quasi 25 giorni con temperature pari o superiori a 25°».

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