Non a tutti piace studiare o fare un lavoro esclusivamente di concetto, e questo si sa: «Non mettetemi dietro una scrivania», ripetono come un mantra anche i ragazzi più studiosi che, però, sono appassionati a cose non teoriche, che vogliono toccare con mano il risultato di quello che fanno. Soprattutto, gli sbocchi della scuola pubblica nel mondo reale, specialmente se si parla di licei, sono ridotti. Per questo (ma non solo per questo) ci sono studenti che, dopo la terza media, evitano il liceo - cioè le superiori più impegnative - e s'iscrivono a un istituto professionale o tecnico statale. Ne escono con una discreta cultura generale, ma solo di rado anche con la capacità di prendere servizio in un'azienda o mettersi in proprio grazie a quanto ha appreso durante le superiori. Inoltre, il mondo della formazione professionale non ha sempre garantito qualifiche facilmente spendibili né assicurato agli iscritti un grado di cultura generale soddisfacente. Non era la loro missione, si dirà, ma ora tutto cambia, anche perché la dispersione scolastica diventa sempre più preoccupante: aumentano i giovani senza arte né parte che il mondo del lavoro non accoglie e che, di fatto, non fanno assolutamente nulla.

Un corso di formazione professionale (foto Ansa)
Un corso di formazione professionale (foto Ansa)
Un corso di formazione professionale (foto Ansa)

Materne, elementari, medie, superiori e Università con laurea breve triennale o specialistica quinquennale, così come tutti le chiamavano un tempo, quando i nomi delle cose facevano capire di quali cose si parlava. Questa è l'istruzione pubblica che ci offre lo Stato, pur con il vezzo di accumulare riforme su riforme che hanno cambiato soprattutto i nomi di ordini e gradi: perfino i cari, vecchi Provveditorati agli studi non sono più tali, bensì Uffici scolastici. Riforme che massimamente hanno depotenziato le scuole, alle prese con bilanci da chiudere in pareggio a fronte di finanziamenti sempre più risicati e quasi sempre dotate di insegnanti di sostegno in quantità minima rispetto alle esigenze.

Daniela Sedda (foto Luigi Almiento)
Daniela Sedda (foto Luigi Almiento)
Daniela Sedda (foto Luigi Almiento)

Ma ora c'è la "rivoluzione". Ora, si fa per dire, perché in realtà le alternative alla scuola tradizionale esistono dal 2011, si sono sviluppate molto bene in numerosi Paesi dell'Unione europea e nel Nord Italia, sfumando sempre più man mano che si scende nel Meridione italiano. Quel che è sfuggito a tutti, mentre si consuma l'agonia costante del sistema scolastico statale, è che esiste un sistema parallelo - pubblico quanto quello che tutti conosciamo - a quello offerto dallo Stato. Un sistema che garantisce qualifiche professionali molto precise valide in tutti gli Stati dell'Unione europea, attraverso corsi di formazione completi di lezioni di cultura generale, alternativi alle scuole tradizionali che tutti conosciamo. È a tutti gli effetti un percorso d'istruzione pubblico, non statale ma riconosciuto ufficialmente, gratuito, subito spendibile, diviso in due livelli corrispondenti alle scuole superiori e all'Università. A sfuggire agli italiani, perché nessuno l'ha detto "come si deve" attraverso campagne d'informazione in grado di giungere alle famiglie, è che quest'istruzione più "pratica" - perché concentrata sulla figura professionale e completata da esperienze "sul campo" nelle aziende - è affidata alle Regioni, e la Sardegna ovviamente non fa eccezione. La scelta se accedere a un liceo o istituto tecnico o professionale (le scuole statali) o a un percorso di Istruzione e formazione professionale (IeFP) regionale si fa in terza media, quando cioè mancano ancora due anni per completare le scuole dell'obbligo. L'IeFP soddisfa anche questo requisito. Sono corsi triennali affidati a specialisti privati della formazione professionale, ma si può aggiungere un quarto anno, e pure un quinto. Sono "permeabili" con l'istruzione statale tradizionale, a certe condizioni: è cioè possibile iscriversi all'Università dopo il corso quinquennale IeFP, ma è anche possibile proseguire quel cammino formativo offerto dalle Regioni perché prevede un gradino successivo, più specializzato: si chiama Its (Istituto tecnico superiore), corrisponde alla laurea nel sistema statale e vi si può accedere anche dopo aver conquistato la maturità in una normale scuola superiore. Per frequentare l'Its non bastano i tre anni più uno dell'IeFP, bensì è richiesto un quinto anno che frutta il diploma di specializzazione. Più avanti si va in questo percorso, più alta è la qualifica professionale che si consegue, quindi anche l'inquadramento nel mondo del lavoro.

«È prima di tutto un'opportunità preziosa per i giovani a rischio di dispersione scolastica», commenta Daniela Sedda, direttore generale dell'istituto di formazione Isforapi (fa capo alle piccole e medie imprese di Confindustria, la Confapi), «in tre anni garantisce una qualifica professionale. Se poi si vuole tornare alla scuola statale, si può al quarto anno e ci si diploma». Soprattutto, s'impara un mestiere: «Ed è un ambiente più rilassato: gli enti di formazione», aggiunge Sedda, «tengono in grande considerazione gli studenti, e poi già dal secondo anno si fanno esperienze nelle aziende. Dopo aver guardato a noi con un po' di distrazione», conclude, «adesso la Regione è molto più attenta a quest'offerta formativa che funziona e ottiene risultati. Certo, bisognerebbe farla conoscere un po' di più».

Si sarebbe dovuti partire nel 2011, ma quasi nessuno l'ha fatto in Italia. «Noi siamo al quarto anno di IeFP, cioè del primo ciclo di corsi», spiega Alessandra Zedda, assessore regionale al Lavoro e alla Formazione professionale, «ora stiamo organizzando il quinto anno necessario per entrare all'Università o per proseguire il percorso formativo negli Its, cioè i corsi paralleli a quelli degli Atenei». La Regione ci mette un po' di soldi, per integrare i finanziamenti che giungono dal Fondo sociale europeo e dallo Stato.

I corsi sono molto specifici, perché chi li frequenta dev'essere in grado - subito dopo - di prendere servizio in un'azienda o di aprire una propria attività senza dover imparare altro. Per quanto riguarda i corsi IeFP, già si può scegliere tra diverse specializzazione «e altre arriveranno in futuro», assicura l'assessore Zedda. Giusto per fare un esempio, esistono già quelli per produrre calzature o dedicati ai prodotti alimentari, ci sono quelli per operatori del benessere (estetista o parrucchiere), operatore della ristorazione (cucina), della trasformazione agroalimentare, della riparazione dei veicoli a motore (meccanici) e molti altri.

Iscriversi è questione risolvibile con tastiera e mouse. Sul sistema del ministero dell'Istruzione (Iscrizioni online - Iol) le famiglie dei giovani che hanno la licenza media possono scegliere tra una scuola superiore statale oppure un IeFP: lo prevede il principio di pari dignità tra istruzione e formazione professionale (IeFP, appunto). Si raccolgono ulteriori iscrizioni anche sul Sil Sardegna (Sistema informativo del lavoro e della formazione professionale). E non si resta con le mani in mano durante l'adolescenza se con la scuola "classica" non si ha un buon rapporto, bensì ci si qualifica per lavorare. Non a caso, ci punta molto anche l'Unione europea.
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