Togliete loro tutto, ma non il denaro contante. Gli italiani sono fatti così, in un mondo sempre più digitalizzato, dove dilagano la finanza creativa, lo scambio di criptovalute e fondi di investimento innovativi, hanno scelto in questo momento di crisi economica ormai decennale la sicurezza dell’euro sonante.

E poco importa se l’inflazione galoppante stia inesorabilmente erodendo le ricchezze delle famiglie; meglio avere i risparmi a portata di mano, perché in quest’epoca pazza e quasi senza senso non si sa mai, ci si sente più tranquilli con un gruzzolo al sicuro nella banca più vicina.

Il report

Un bilancio esauriente lo ha fatto la Fabi, la Federazione autonoma bancari italiani, che ha conteggiato sui conti correnti degli italiani ben 1.629 miliardi di euro, il 45% in più rispetto a dieci anni fa. A registrare un boom dal 2021 sono state anche le polizze assicurative (+78%), gli investimenti azionari (+560 miliardi) e i fondi comuni (+227%).

«La liquidità resta la forma preferita di allocazione del risparmio – confermano i bancari - il contante, ancora una volta “il più amato dagli italiani”, è cresciuto di 509 miliardi (+45%), dai 1.119 miliardi del 2011 ai 1.629 miliardi del 2021, con la percentuale di denaro lasciato su conti correnti e depositi stabile al 31% del totale delle masse».

A tutti i costi

La Fabi ha voluto fotografare la ricchezza finanziaria degli italiani a dieci anni dal “Whatever it takes” promosso dall’allora governatore della Banca centrale europea (e attuale premier italiano) Mario Draghi per salvare l’euro dal tornado finanziario che si stava abbattendo sul Vecchio continente. Una fotografia di certo sbiadita ai bordi, visto che la ripresa tanto attesa in effetti c’è stata nel 2021 dopo mesi di crisi pandemica, ma subito vanificata dal conflitto russo-ucraino.

«Il bilancio dei risparmi delle famiglie mostra ancora una volta quanto gli italiani difendano la propria ricchezza a denti stretti, nonostante la morsa dell’inflazione e la bassa remunerazione di fatto penalizzino la liquidità», dicono gli autori dell’indagine. «Se, in ogni caso, la liquidità continua a rappresentare il riparo più sicuro, la prudenza non è l’unica leva a guidare le decisioni di risparmio e le scelte di investimento: contemporaneamente, infatti, emerge una crescente necessità di una pianificazione patrimoniale assieme a un’attenta e oculata gestione del rischio finanziario, in un momento in cui l’obiettivo finanziario comincia a essere il giusto equilibrio tra sicurezza e rendimento».

I numeri

Nel portafoglio dei cittadini italiani sono sempre meno presenti le obbligazioni, candidate quasi a scomparire visto che l’incidenza sul risparmio complessivo è passata dal 20% nel 2011 a uno scarso 4% nel 2021. Gli ultimi dati disponibili mostrano un calo importante del 67,3% rispetto al 2011 e dell’11% se confrontato con il dato del 2020. Ancora una volta, nel 2021 le azioni rappresentano, dopo il contante, la componente più importante della ricchezza finanziaria con una percentuale vicina al 24% sul totale, rispetto al 19% del 2011 e con un tasso di crescita che supera l’80% rispetto a 10 anni fa: le azioni valevano complessivamente 690 miliardi a fine 2011, poi sono progressivamente aumentate, prima a 1.107 miliardi nel 2020 e poi ancora a 1.251 miliardi alla fine dello scorso anno. Nella classifica delle preferenze, al terzo posto si collocano le polizze e anche in questo caso si è registrata una rilevante crescita: dai 680 miliardi del 2011 (19% del totale) ai 1.184 miliardi del 2020 (24%) e ancora a quota 1.213 miliardi del 2021 (23%).

«Le decisioni assunte per salvare l’euro a ogni costo, nel luglio 2012, dalla Banca centrale europea, allora guidata dal presidente Mario Draghi, hanno tutelato i risparmi degli italiani che sono cresciuti quasi del 50%», spiega il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni. «Quei provvedimenti, quindi, non solo hanno preservato la moneta unica, ma hanno anche rafforzato la ricchezza finanziaria delle nostre famiglie che, oggi, dovrebbe essere maggiormente considerata nei programmi elettorali dei partiti in vista del 25 settembre e del futuro governo».

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