Generazione sobria, i giovani scelgono di bere meno alcol
Crollano i consumi mondiali degli under 30, tra i motivi più frequenti quello di evitare la nausea “post sbronza”Per restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
È forse una generazione intossicata da social, videogiochi e nuove droghe, ma è anche la più astemia di sempre. La “Z generation”, i ragazzi nati dal 1997 al 2012, sembrano snobbare gli alcolici preferendo altre bevande sane, dietetiche e meno alcoliche. Ma ad allontanare gli under 30 da vino, birra e cocktail sono anche tante altre motivazioni, alcune delle quali forse incomprensibili per le generazioni precedenti.
Odore, sapore e sbornia
Un sondaggio fatto negli Stati Uniti ha infatti rivelato un aspetto sorprendente del rapporto tra nuovi giovani e alcol: per oltre la metà di loro a non piacere è principalmente il sapore e l’odore dell’alcol. Ed ecco perché i soft drink (che non a caso sono sempre più gettonati) spopolano abbinando superalcolici a succhi di frutta o estratti zuccherini.
Ma a sorprendere è che tra gli altri principali ostacoli c’è anche la poca voglia dei ragazzi di frastornarsi con l’alcol e subire poi i postumi tipici della sbornia come nausea e mal di testa. Quest’ultima una posizione difficile da interpretare con gli occhi di chi li ha preceduti nel corso degli ultimi decenni, il cui obiettivo era proprio lo stordimento utile a sciogliere timidezza e vergogna nei confronti del prossimo.
Fatto sta che i gusti sono cambiati profondamente e, al di là delle possibilità economiche limitate delle nuove generazioni che ne rallentano comprensibilmente i consumi, sui social cresce anche un’onda salutista ingrossata da influencer che promuovono stili di vita più sani.
Il futuro
Le nuove tendenze fanno ovviamente mercato: i grandi marchi di vino, birra e superalcolici lo sanno: i prodotti “low alcol” cresceranno infatti del 6% entro il 2027 nei 10 mercati più importanti. Il dato emerge da un report dell''Iwrs - International Wine & Spirits Research, autorità globale sui dati e sull'intelligence delle bevande alcoliche.
L'andamento di mercato è rilanciato in una nota di 32 Via dei Birrai. A trainare il trend i più giovani, per ragioni di salute e poi anche economiche. Gli analisti specificano inoltre che se il dato medio dei consumatori che dichiarano di aver ridotto le occasioni di consumo di bevande alcoliche è del 64%, il numero s'impenna al 75% per gli appartenenti alla generazione Z (in età legale per consumare alcol), si riduce al 70% per i Millennial, al 60% per la Generazione X e crolla al 54% per i Boomer.
Le multinazionali stanno quindi correndo ai ripari. Basti pensare che dopo anni di guerre per accettare i vini a basso tenore alcolico, oggi il settore dell’enologia ha abbracciato con gioia le nuove norme che permettono di vendere con la nomenclatura “vino” anche bevande a base di uva sotto gli 8,5 gradi, proprio per riuscire a recuperare una fascia di clientela che sta sparendo.
Il dubbio comunque resta. E se non fosse principalmente una questione economica? Il prezzo di un vino negli ultimi anni ha raggiunto incrementi mai visti prima e ora un’etichetta di media qualità costa quanto una gran bella bottiglia venduta neanche dieci anni fa. I portafogli nel mentre non si sono gonfiati, anzi. Viene quindi spontaneo chiedersi che futuro potrà avere l’enogastronomia italiana ed europea se stappare una bottiglia di vino e birra di qualità diventerà un’abitudine destinata solo a chi un buon reddito e un’età avanzata. Il rischio è che la cultura del buon bere diventi di nicchia e si allontani dal sapere popolare, perdendo di conseguenza radici, tradizioni e fascino.