Salgado, Muholi, Doisneau, Erlich, Carmi. Le grandi stelle della fotografia e dell’arte visuale internazionale saranno protagoniste nei musei e nelle sale espositive di numerose città italiane nel 2023. Come sempre la parte del leone la fa Milano. Che anche quest’anno propone una serie di appuntamenti da non perdere.

“Amazonia” di Sebastiao Salgado

Il grande fotografo brasiliano torna in Italia Milano con il progetto realizzato nelle foresta amazzonica. Duecento scatti sono esposti fino al al 19 novembre 2023 nella Fabbrica del Vapore. «La mostra si sviluppa attorno a due temi», si legge nel sito degli organizzatori. «Il primo è costituito dalle fotografie di ambientazione paesaggistica, poste a diverse altezze e presentate in diversi formati. Il secondo gruppo di immagini è dedicato alle diverse popolazioni indigene immortalate da Salgado con le fotografie raccolte in spazi che ricordano le “ocas”, tipiche abitazioni indigene, evocando in modo vivido i piccoli e isolati insediamenti umani nel cuore della giungla. La visita è accompagnata da una traccia audio composta appositamente per la mostra da Jean-Michel Jarre e ispirata ai suoni autentici della foresta, come il fruscio degli alberi, i versi degli animali, il canto degli uccelli o il fragore dell’acqua che cade a picco dalle montagne».

L’attivismo visuale di Zanele Muholi

Si avvia verso la chiusura un’altra grande mostra proposta dal Mudec di Milano che quest’anno ospita gli scatti della sudafricana Zanele Muholi. Le immagini sono esposte fino al 30 luglio. «Il suo lavoro artistico coincide in toto con il suo credo», scrivono i curatori della mostra. «Muholi ama definirsi attivista, ancora prima di sentirsi - ed essere - artista. La sua arte indaga instancabilmente temi come razzismo, eurocentrismo, femminismo e politiche sessuali, è in continua trasformazione anche se il mezzo espressivo più potente, e che l’ha imposta all’attenzione generale a livello mondiale, rimane la fotografia». La mostra propone oltre sessanta immagini provenienti dalla serie di autoritratti “Somnyama”.

Robert Doisneau a Milano e Riccione

C’è tempo fino al 15 ottobre per ammirare 130 immagini in bianco e nero che fanno parte della storia della fotografia. La mostra (Museo Diocesano Martini, Milano, fino al 15 ottobre) ripercorre la carriera di Robert Doisneau. «L’esposizione», si legge nella presentazione curata dagli organizzatori, «racconta oltre cinquant’anni di carriera di Doisneau, considerato, insieme a Henri Cartier-Bresson, uno dei padri della fotografia umanista, attraverso un percorso diviso per sezioni che analizza i suoi temi più ricorrenti e riconoscibili». Gli scatti del grande fotografo francese saranno esposti anche a Riccione (Villa Mussolini) fino al 12 novembre.
Leandro Erlich a Palazzo Reale

Palazzo Reale di Milano ospita per la prima volta in Europa una mostra (aperta fino al 4 ottobre) di Leandro Erlich. Si tratta di un’artista di spicco della scena internazionale. L’esposizione, intitolata “Oltre la soglia” propone le sue famose installazioni celebri per l’interazione con il pubblico. Le sue opere sono uniche e rappresentano un’assoluta novità nel mondo dell’arte e uniscono creatività, visione, emozione e divertimento. «Palazzi in cui ci si arrampica virtualmente», scrivono gli organizzatori, «case sradicate e sospese in aria, ascensori che non portano da nessuna parte, scale mobili aggrovigliate come fossero fili di un gomitolo, sculture spiazzanti e surreali, video che sovvertono la normalità. Sono tutti elementi che ci raccontano qualcosa di ordinario in un contesto stra-ordinario, dove tutto è diverso da quello che sembra, dove si perde il senso della realtà e la percezione dello spazio».

Lisetta Carmi a Firenze

Fino all’8 ottobre nelle sale di Villa Bardini a Firenze sono esposti gli scatti di Lisetta Carmi, una delle più grandi fotografe italiane del Novecento. «Nove le sezioni», si legge nel sito interne di villa Bardini, «fra cui quella dedicata al tema del lavoro. Le immagini delle drammatiche condizioni dei lavoratori nel Porto di Genova, le giovani operaie nel sugherificio di Calangianus in Sardegna e la figura della donna a proporsi come protagonista nella serie di scatti crudi e perturbanti. Ampio spazio è dedicato al lavoro composto in sei anni di assidua frequentazione con la comunità dei travestiti, dal 1965 al 1971, nel centro storico genovese, con il quale Carmi rivendica il diritto di ogni individuo a determinare la propria identità di genere».

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