«La tessitura è un linguaggio». Lo si coglie ammirando, come si sfogliassero pagine d’arte intrise di identità e contemporaneità, i 31 tappeti proposti a Nuoro nel museo Spazio Ilisso e realizzati da Eugenia Pinna, textile designer di rilievo internazionale. Le sue parole riassumono un progetto capace di rinnovare la tessitura sarda rielaborando una tradizione che lei, originaria di Nule, conosce sin da piccola. Come fa Eugenio Tavolara, artista e padre dell’artigianato sardo, al vertice negli anni Cinquanta dell’Isola (Istituto sardo organizzazione lavoro artigiano), esplora nuovi orizzonti partendo dalla tradizione che le appartiene sin da giovanissima perché Eugenia Pinna apprende a 12 anni la tecnica della tessitura nel telaio verticale grazie alle vicine di case. Nule è paese simbolo di artigiane abili nel confezionare i tappeti tipici, cosiddetti vressadas. Non a caso Tavolara sceglie questa comunità, assieme a Sarule, come centro pilota per incoraggiare l’attività di nuove cooperative.

Eugenia Pinna
Eugenia Pinna

Eugenia Pinna

Eugenia Pinna, alla ricerca di altre prospettive, va però oltre: segue corsi a Torino e Sassari e sull’onda dell’insegnamento di Tavolara raccoglie tutte le coperte tradizionali che le capitano, quelle che poi diventano nel tempo i tappeti tanto acclamati e simbolo di un patrimonio identitario. Li colleziona e li studia in ogni particolare. Una tale conoscenza la conduce a sperimentare e allargare le sue competenze oltre la combinazione di fili, trame e geometrie: disegna nuovi progetti e ne affida poi alle tessitrici la realizzazione pratica. Il percorso è lungo trent’anni, preceduto da alcune tappe fondamentali come l’esperienza sul proprio telaio a Sassari: lì incontra Aldo Contini, direttore scientifico all’Istituto europeo di design di Cagliari, dove consegue il diploma con una tesi sul tappeto. Prima ancora, nel 1985, visita a Pesaro la mostra sulla tessitura del Bauhaus che per lei è una vera svolta, soprattutto una presa di coscienza sulla forza espressiva.

I suoi progetti nascono dal telaio, li elabora al computer con disegni grafici, decori e composizioni inedite che le mani delle tessitrici compongono con maestria, secondo i tempi di sempre, che non sono mai veloci né uguali come succede per ogni produzione artigianale. C’è un segno attinto dalla tradizione che lei fa proprio, come atto distintivo, ovvero s’ambisue, che in italiano identifica la sanguisuga: ricorre nelle coperte storiche e nei suoi lavori come fosse il tratto essenziale di un seme o di una mandorla, piccolo segno dinamico che le è tanto caro da adottarlo come firma.

Una sala della mostra
Una sala della mostra
Una sala della mostra

Questo e altro si ritrovano nel percorso espositivo proposto fino al 14 aprile da Spazio Ilisso, nella mostra curata dalla Ilisso e dalla storica del design Anty Pansera, con un allestimento di forte impatto, firmato da Antonello Cuccu: i grandi tappeti sistemati sulle pareti delle sale oppure arrotolati attorno a colonne creano una scenografia di colori e dinamismo accattivante. Le opere, per lo più di grandi dimensioni, hanno i colori della natura, prodotti dall’impiego di essenze vegetali ed erbe tintorie. Foglie, radici, corteccia regalano 40 colori, mai forti, ma belli ed ecosostenibili. Eugenia Pinna ha familiarità anche con questa tradizione grazie a un corso sulle piante officinali seguito a suo tempo nella facoltà di Farmacia a Sassari. Un docufilm di Enrico Pinna guida i visitatori a scoprire ricerca e tecnica dei colori che finiscono prima dentro i paioli in rame e poi sui tessuti affidati alle artigiane Maria Pala, Gonaria Manca, Angelina Zoroddu, Gavina Campus, Gonaria Mellino, Maria Antonietta Mossa e Rita Zoroddu.

La mostra di Spazio Ilisso è il risultato di tre anni di lavoro, dal 2019 al 2022: uno spettacolare viaggio, composto da opere inedite, che ai visitatori strappa tanta ammirazione. «La designer ci dimostra come sia possibile, con l’aggiornamento delle strutture compositive e l’adozione di nuovi segni e simboli, rispondere in maniera consapevole alle esigenze dello stile dell’abitare e del vivere di questi tempi», spiegano gli operatori del museo.

Le opere di Eugenia Pinna esposte a Spazio Ilisso
Le opere di Eugenia Pinna esposte a Spazio Ilisso
Le opere di Eugenia Pinna esposte a Spazio Ilisso

L’esposizione, accompagnata dal catalogo con testi di Anty Pansera e Cosimo Zene, è senz’altro la consacrazione dell’intenso lavoro di Eugenia Pinna che è riuscita a rinnovare la tessitura sarda con composizioni libere, capaci di esprimere tutta la sua creatività. Prima di approdare a Nuoro la sua arte viene apprezzata in tante mostre di respiro internazionale: da Parigi a Como, da Milano a Lugano, da Firenze a Venezia, senza considerare le varie esposizioni in Sardegna. Un traguardo non da poco rispetto alle difficoltà degli esordi quando deve confrontarsi con una Sardegna che negli anni Ottanta e Novanta contempla piccole imprese artigiane, per lo più familiari, chiamate a perpetuare linee e modelli della tradizione.

Tappeti esposti a Nuoro
Tappeti esposti a Nuoro
Tappeti esposti a Nuoro

«Il lavoro è di molte mani, “a manu tenta”», dice lei nel docufilm di Enrico Pinna riconoscendo il valore delle tante artigiane che danno concretezza ai suoi progetti, dalla preparazione dei filati all’ordito, all’impegno sul grande telaio dove si rinnova il rito di un’eredità antica e si rigenera una creatività sempre nuova. Un binomio prezioso tra la textile designer e la sua comunità dove lei, peraltro, ha anche scelto di vivere. Grazie al suo estro creativo Nule resta paladina di un artigianato di grande qualità, senz’altro di nicchia, comunque più forte della produzione industriale che riduce tempi e costi ma snatura la bellezza esclusiva d’ogni opera fatta a mano.

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