Peste suina nel Nord Est, cinghiali nel mirino
Presentato il piano per il controllo e l’eradicazione della Psa e stanziati altri fondi per gli allevatori (della Penisola)Per restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Un nuovo nemico, la dermatite dei bovini, ha già varcato le accoglienti porte dell’Isola. Un altro, la peste suina africana, è stato scacciato di recente ma potrebbe tornare a fare strame di un settore che sta assaporando l’aria dolce dei mercati europei dopo decenni di assenza. Motivo per cui in un mondo più che connesso la lotta alla Psa nelle campagne del Nord Italia è importante anche per gli allevatori di casa nostra. A differenza di quanto accaduto nell’Isola, per cinquant’anni ostaggio della peste, i provvedimenti adottati nel cuore del patrimonio suinicolo italiano sono stati drastici e continuano ad essere rimodulati. La situazione pare essere sotto controllo, i costi sostenuti sono esorbitanti, ma è in gioco un settore chiave dell’agricoltura italiana.
Nei giorni scorsi il sottosegretario alla Salute Marcello Gemmato ha annunciato i Cinque pilastri fondanti per il controllo e l’eradicazione della Peste suina africana (Psa) Un piano da presentare alle Regioni e alle associazioni di categoria, dedicato al cluster (parola resa celebre dall’epidemia di Covid 19) del nord-ovest del Paese. Il progetto dedica particolare attenzione ai cinghiali e parla di barriere, abbattimenti, cani molecolari per la sorveglianza. Nel dettaglio: “contenimento più efficace della popolazione di cinghiali nelle zone soggette a restrizione, attraverso barriere lungo specifici tratti autostradali e istituzione di zone di controllo dell’espansione virale; depopolamento; miglioramento della sorveglianza, in particolare della sorveglianza attiva che prevede l’impiego dei cani molecolari, misura di successo già in essere”. E poi di certo si punta sul rafforzamento delle misure di biosicurezza e delle attività di formazione e informazione rivolte a veterinari pubblici e privati, allevatori, addetti al governo degli animali e altre categorie di stakeholders”.
Sul perché sia così importante continuare a lavorare Gemmato è chiaro: “Questa malattia impatta in maniera significativa sulla salute animale e sulla stabilità di un settore trainante della nostra economia. I risultati sino a oggi raggiunti e l’impegno per il futuro contenuto in questo piano riconoscono un ruolo chiave all’ecosistema sinergico creato, che coinvolge ministero della Salute e Masaf, la Struttura commissariale, Esercito, Nas e carabinieri forestali, Ispra, le Regioni, i servizi veterinari, le associazioni di categoria e gli allevatori”.
Il piano strategico di eradicazione della Psa per il cluster del nord-ovest sarà adottato a breve con ordinanza del Commissario straordinario.
Il governo si dice ottimista sull’esito della battaglia e il ministro Lollobrigida ha citato di recente in un question time il caso Sardegna come esempio virtuoso.
Il Consiglio dei ministri nei giorni scorsi ha anche stanziato ulteriori 5 milioni di euro a supporto degli allevatori colpiti dalla peste suina africana. Conagricoltura, in una nota, ha ribadito come gli imprenditori agricoli non possano essere lasciati soli sia nell'affrontare i danni relativi alle epizoozie. La speranza è che anche i poveri allevatori sardi, alle prese con l’ennesima epidemia (sembra che la Sardegna sia la base di addestramento per ogni flagello animale, si scherza ma non più di tanto), possano essere rapido oggetto di ristoro.
Intanto qualcosa si muove sul fronte dei mercati, con un importante iniezione di fiducia che arriva dall’estremo Oriente.Infatti nei giorni scorsi la Thailandia ha riaperto all’import di carne suina italiana, A due anni dal blocco dovuto ai focolai di peste suina
Il Department of Livestock Development della Thailandia, ha ufficialmente autorizzato la ripresa delle importazioni di carne suina stagionata proveniente dall'Italia.
Lo ha fatto sapere, in una nota, il ministro Francesco Lollobrigida. Il blocco era stato imposto il primo febbraio 2022, in seguito alla comparsa di focolai di peste suina africana nel territorio italiano.
Il mercato thailandese rappresenta una fetta importante dell'export di carni suine in Asia e la sua riapertura consentirà di tornare ai livelli di export del 2022 che si attestavano a circa 7 milioni di euro.