L’anima popolare di Ausonia, il quartiere scomparso al Poetto
Una comunità di duemila persone si insediò nel litorale di Cagliari tra il 1945 e il 1960Un'immagine di via Ausonia, l'unica testimonianza del vecchio quartiere nato nel dopoguerra al Poetto e scomparso all'inizio degli anni Sessanta
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C’è stato un tempo non troppo lontano in cui il Poetto ha avuto un volto assai diverso dall’immagine moderna della spiaggia dei centomila, della passeggiata fronte mare, dei chioschi ristoranti, delle auto nel lungosaline. Bisogna riavvolgere il nastro sino alla città profondamente ferita dai bombardamenti, quella che lascia migliaia di sfollati senza un tetto. Chi è stato costretto ad abbandonare Cagliari per sfuggire alla devastazione della guerra torna in un luogo fantasma tra macerie e progetti infranti. Intere famiglie senza casa, un futuro ignoto da inventare: nell’estate del 1945 è corsa disperata per trovare alloggio, un posto dove ricominciare dopo il buio della guerra. Qualcuno ricava abitazioni di fortuna nei rifugi antiaerei o nelle grotte di Tuvixeddu o a Sant’Avendrace, oppure sotto il Bastione. Ma la maggior parte dei disperati che rientrano dal Campidano o dal centro dell’Isola scopre che il Poetto può regalare un’opportunità: centinaia di persone occupano le stalle dell’ippodromo, i vecchi stabilimenti balneari, le casette militari costruite per contrastare le possibili offensive angloamericane.
La nascita di un quartiere
Prende forma quasi dal nulla il quartiere Ausonia: in quel litorale così distante si può contare solo sul tram che riprende servizio a singhiozzo per un collegamento con la città che prova a ripartire. Quasi duemila persone danno vita a una comunità di rinascita che segna la voglia di cacciare indietro gli incubi delle bombe. È un quartiere che mostra subito i segni della povertà, senza servizi, senza strade, persino con le case di lamiera e cartone in quella che in Sud America sarebbe una favela. I bagni sono perlopiù in comune, c’è una dimensione malsana accentuata dal caldo durante l’estate o dagli allagamenti quando irrompono le mareggiate di scirocco. Eppure dalle testimonianze di quell’epoca traspare l’anima orgogliosa di un pezzo della città in cerca di nuova vita dopo l’incubo del 1943. Ausonia (il nome deriva da uno degli stabilimenti balneari occupati) è una comunità distante dal resto di Cagliari, con l’isolamento fisico e sociale evidente, ma brulica di vita: ha una sua identità di quartiere operoso, dove si alternano le giornate di lavoro pendolare per la ricostruzione con un’anima genuina fatta di feste, balli, cene, persino con un cinema improvvisato che riesce a regalare sogni a chi ha perso tutto con la guerra.
Una stagione breve
La stagione del quartiere Ausonia è assai breve, dura una quindicina d’anni: la rinascita dell’ippodromo alla fine degli anni Cinquanta (coinvolto nel progetto Olimpiadi di Roma del 1960) provoca la prima breccia nella comunità del Poetto, nel frattempo nascono le abitazioni popolari, soprattutto a San Michele e Is Mirrionis. I trasferimenti delle famiglie sono rapidi, arrivano anche le ordinanze di sgombero per chi non se ne vuole andare: Ausonia come nasce si dissolve, lasciando dietro di sé un ricordo sfumato e pochissime testimonianze anche tra i cagliaritani più anziani. Il Poetto si proietta in fretta verso la dimensione moderna, ogni traccia del vecchio quartiere viene cancellata (a parte l’intitolazione della via che passa accanto alla chiesa della Vergine della Salute). Resta la sensazione romantica di un tempo leggero in cui il poco era abbastanza dopo gli anni dell’orrore della guerra arrivata fin dentro casa.