Una rete articolata dalle Alpi alle Isole, 240 associazioni e 14 mila soci. La Federazione italiana escursionismo è una realtà consolidata: in prima linea sul fronte della tutela ambientale, ha una storia lunga più di 75 anni e da sempre si regge sull’impegno e sull’entusiasmo dei volontari. In Sardegna conta otto gruppi: riflettono un po’ la mission speciale della Fie che coniuga ambiente e socialità.

Le associazioni di Bitti, Alghero, Ozieri, Tertenia, Iglesias, Pattada, Cagliari e Irgoli si sono ritrovate nel parco di Tepilora per il raduno regionale che, a metà ottobre, è stata l’occasione per sperimentare sul campo gli obiettivi di un ambientalismo che va oltre quello naturalistico e guarda al più vasto modello dell’economia circolare. «La Fie, pur sviluppando prevalente attività di protezione ambientale come imposto dal riconoscimento ministeriale, non limita il suo campo d’intervento alla sola difesa della biodiversità ma estende il suo campo d’azione ad altri temi quali la ruralità, la cultura, la salute, i rapporti istituzionali». Messaggio rilanciato dal presidente nazionale Mimmo Pandolfo come pure da quello regionale Arcangelo Puddori nel convegno dedicato alle escursioni e alle opportunità del parco di Tepilora dove l’agenzia Forestas è impegnata a sistemare la viabilità e a preparare la sentieristica, in collaborazione con il Cai, per consentire la fruibilità dell’oasi istituita nel 2014. In questa fase l’ente Parco presieduto da Giuseppe Ciccolini prepara il cosiddetto piano del parco, affidato a Corrado Zoppi e al suo gruppo di lavoro. L’area protetta è diventata tema di riflessione nel primo giorno della manifestazione Fie e nel secondo luogo d’incontro degli escursionisti sardi legati alla Federazione.

Il bosco di Crastazza all'interno del parco
Il bosco di Crastazza all'interno del parco
Il bosco di Crastazza all'interno del parco

«L’escursionismo ha una funzione sociale, aggregativa, inclusiva, partecipativa, democratica», sottolineano i vertici Fie, presenti al raduno di Tepilora. Un centinaio di ospiti ha potuto scoprire l’area montana del parco, in territorio di Bitti, e percorrere il sentiero che dal bosco di Crastazza conduce al roccione calcareo di Preta Orteddu seguendo un percorso tra alberi di conifere che in prospettiva Forestas, come ha annunciato il direttore provinciale di Nuoro Salvatore Mele, conta di sostituire con una vegetazione autoctona. L’itinerario consente di ammirare il profilo del monte Tepilora e la fascia costiera del parco, verso il lago di Posada. Un piccolo tuffo nelle meraviglie dell’oasi, alla portata un po’ di tutti, all’insegna di un escursionismo sociale tanto caro alla Fie che crede molto nell’inclusività, non solo nella protezione ambientale. Lungo l’itinerario le soste davanti a un punto panoramico per uno sguardo d’insieme sul parco riconosciuto area Mab dell’Unesco e alla carbonaia, ricostruzione fedele con la tecnica a suo tempo adottata nell’area di Crastazza per accatastare la legna con rami disposti in forma particolare, poi ricoperti di terra per favorire la combustione. Un viaggio nella storia, alla scoperta del passato quando il disboscamento finalizzato alla produzione del carbone nell’Ottocento spogliò il bosco, rigenerato 40 anni fa con l’impianto di conifere che avrebbero dovuto alimentare la cartiera di Arbatax.

La carbonaia
La carbonaia
La carbonaia

A fare gli onori di casa il gruppo escursionistico “Su golostiu” di Bitti, guidato da Franco Doneddu, che raggiunge il traguardo dei 25 anni di attività ed è un punto di riferimento nella realtà regionale Fie dove spiccano l’associazione cagliaritana Progetto Filippide che accoglie ragazzi con autismo ed è fiore all’occhiello a livello nazionale, Sulcis Cammina di Iglesias, Kabula Trekking di Pattada, Terras malas trekking di Tertenia, Rural Heritage di Ozieri, Centre excursionista de l’Alger di Alghero accanto alla new entry di Irgoli.

Punto panoramico del parco di Tepilora
Punto panoramico del parco di Tepilora
Punto panoramico del parco di Tepilora

Il raduno ha coinvolto anche i nuovi accompagnatori che hanno ricevuto il patentino al termine di un corso di formazione in cui le innovazioni tecnologiche, come i sistemi di geolocalizzazione, e l’esperienza si integrano nel nome della sicurezza. Versante sul quale la Fie punta molto, come ha spiegato il commissario tecnico Ugo Stocco, coordinatore dei corsi. «Gli accompagnatori escursionistici sono il filo rosso che unisce la federazione, ne garantisce un livello qualitativo omogeneo e uniforme», viene sottolineato richiamando un mix di caratteristiche non da poco, come attenzione, equilibrio, responsabilità, sicurezza, autorevolezza. «Un accompagnatore escursionistico dovrebbe trasmettere da subito accoglienza, amicizia, attenzione per far sì che, immediatamente, ognuno si senta parte del gruppo, in un contesto di cammino in luoghi belli. È uno spirito che pervade e crea l’insieme. Nessuno è lasciato indietro e soprattutto nessuno è giudicato».

La formazione, intesa come educazione permanente, punta a promuovere una varietà di conoscenze acquisite sul campo, con l’apprendimento sperimentato nelle escursioni, nelle esercitazioni operative, nel project work, nella gestione sociale. In conto ci sono anche corsi di specializzazione, come l’escursionismo scolastico, la disabilità, la tutela ambientale. Obiettivo far attecchire anche tra i giovani l’impegno volontario in difesa dell’ambiente e del patrimonio storico e culturale e promuovere il ricambio generazionale, fondamentale per dare linfa a una federazione nata nel 1946, rigenerata strada facendo con il riconoscimento della personalità giuridica come ente morale nel 1971 e inserita nel 2004 e nel 2018 dal ministero dell’Ambiente tra le associazioni di protezione ambientale.​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​

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