Altro che futuro splendente, le lancette della storia sembrano tornare indietro in maniera inquietante. Pochi, pochissimi, privilegiati spendono e spandono miliardi, insensibili dei destini di milioni di persone che anche nel terzo millennio continuano a non avere accesso ai più basilari servizi.

Come fosse il medioevo dei nobili arroccati nei propri castelli. O la Francia di  Luigi XVI nel diciottesimo secolo. Un dramma economico tuttavia così terrificante da essersi allargato negli ultimi anni come un tumore alle classi sociali che un tempo avremmo definito medie. Ma che oggi hanno difficoltà a comprare una casa, allevare i figli, accedere alle cure mediche. 

Il malessere

Insomma, il solco tra gli Elon Musk della terra e il “signor Rossi” della porta accanto si sta allargando a tal punto da non essere più sostenibile anche agli occhi dei più disattenti. Un’indagine dell’Istituto Demopolis, promossa da Oxfam conferma il mal di pancia dei “comuni mortali”: secondo il 61% dei cittadini negli ultimi cinque anni sono aumentate le disuguaglianze in Italia. La ricerca, realizzata su un campione stratificato di 3.000 intervistati rappresentativo della popolazione italiana, ha puntato il dito sulla criticità principale le differenze di reddito tra classi sociali.

«Più di 6 cittadini su 10 – afferma il direttore di Demopolis Pietro Vento – individuano nella concentrazione dei patrimoni e nelle opportunità di accesso al mondo del lavoro altri due ambiti in cui le disuguaglianze si manifestano con maggiore risalto. La maggioranza assoluta cita anche le sperequazioni nelle possibilità di cura e di fruizione dei servizi sanitari».

L’élite del mondo

I numeri d’altronde lasciano poco spazio alle ipotesi: in Italia – secondo i dati di Oxfam – l’1% più ricco della popolazione è in possesso di quasi un quarto della ricchezza nazionale netta: con chiare conseguenze per la coesione sociale.

«Nella percezione di quasi i due terzi degli italiani intervistati dall’Istituto Demopolis, accanto alle relazioni clientelari e alle scelte di politica economica, sono soprattutto “evasione ed elusione fiscale” ad amplificare le sperequazioni. Anche perché sottraggono al bilancio dello Stato risorse fondamentali per l’erogazione dei servizi pubblici e per il Welfare: ne sono convinti più di 8 italiani su 10».

Tra i sintomi più diffusi del disagio collettivo, i rivoluzionari francesi del 1789 lo insegnano, c’è l’insofferenza nei confronti dei governanti. «È molto severo è il giudizio complessivo sul sistema fiscale nel nostro Paese», dice l’Oxfam. «L’82% lo ritiene non equo; una valutazione positiva è espressa da appena l’11% dei cittadini. I dati evidenziano un ampio consenso dell’opinione pubblica in materia di giustizia fiscale, ma anche un certo scetticismo sugli strumenti fino ad oggi attuati per combattere la grande evasione».

Soluzioni immediate

Ciò non significa che vedremo il sangue presto scorrere sulle nostre strade, ma di certo il divario sociale che separa la crema della società dalla “plebe” non è accettabile nel 2024.

«Dall’indagine emerge la netta percezione della disuguaglianza e delle dispari opportunità. La classe politica – sostiene Roberto Barbieri, direttore generale di Oxfam Italia – non può più permettersi di ritardare l’adozione di rimedi ambiziosi in materia di giustizia fiscale, contrastando gli abusi che, in Italia e a livello internazionale, alimentano la grande disuguaglianza dei nostri tempi».

«La crisi economica – conclude Vento – sembra aver determinato, nell’opinione pubblica, una maggiore consapevolezza sull’importanza delle scelte in materia economica e fiscale. Per l’80% degli italiani è oggi prioritaria ed urgente l’attuazione di politiche volte a ridurre le crescenti disuguaglianze sociali ed economiche nel nostro Paese».

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