Il racconto si sviluppa come una favola, in realtà è una profezia. Il protagonista è un novantaseienne, Martino, che parla ai giovani da padre fondatore di una nuova società, nata negli anni Settanta, e racconta la rivoluzione planetaria compiuta grazie ai computer lasciati in eredità alle nuove generazioni. «La comunicazione elettronica, che migliora comunicando, ha liberato e riscattato l’umanità dalle costrizioni e dalle ripetitività negli uffici, nelle scuole e nelle fabbriche: il nuovo sistema nervoso centrale ha trasformato il pianeta in un immenso villaggio elettronico». Il nuovo mondo viene raccontato così da un antropologo visionario come Michelangelo Pira in un pamphlet scritto nel 1970, quando di internet neppure si parlava, e pubblicato postumo nel 1997 con il titolo “Il villaggio elettronico”. Quelle 56 pagine non smettono di stupire ancora oggi. A rileggerle si trova sempre qualcosa di nuovo, dai Bitcoin alla didattica a distanza, allo smart working. Ne è convinta la docente dell’Università di Sassari Antonella Fancello che incontra tanti studenti per parlare di vizi e virtù del mondo digitale richiamando le riflessioni sorprendenti dell’intellettuale nato a Bitti nel 1928 e morto prematuramente nel 1980 a Quartu Sant’Elena. Le parole di Pira con tutta la loro potenza risuonano anche a Nuoro davanti a una platea speciale riunita per celebrare i 45 anni di attività dell’emittente diocesana Radio Barbagia.

I nuovi studi di Radio Barbagia\u00A0(foto M. O.)
I nuovi studi di Radio Barbagia\u00A0(foto M. O.)
I nuovi studi di Radio Barbagia (foto M. O.)

«Oltre 50 anni fa Pira aveva già capito tutto della rivoluzione digitale, senza averla lui stesso vissuta», constata la ricercatrice. «Solamente oggi nel 2021 (e chissà cosa accadrà quando lo rileggeremo tra qualche anno consci del fatto che tante cose nel vero “villaggio elettronico” devono ancora accadere) possiamo essere davvero stupiti per quanto magistralmente descritto come se Pira stesse vivendo il nostro tempo in prima persona nel 1970; cosa che non è mai accaduta perché muore nel 1980 quando il World Wide Web, la ragnatela di ipertesti che avvolge il mondo e che grazie al Cern di Ginevra ci ha aperto le porte della “conoscenza universale” non era ancora nato».

Pira studiava quello che accadeva negli Stati Uniti alla fine degli anni Sessanta quando una parte degli hippies protestava per la guerra in Vietnam e un’altra viveva nelle comuni: due su dieci erano rinchiusi nei garage a creare videogiochi, sperimentare la rete e nuovi modi di comunicare. Pira descriveva così il vecchio mondo: «La parola non bastava, la stampa non bastava, il cinema non bastava, la radio non bastava, i telefoni non bastavano, le scuole non bastavano. I messaggi venivano inviati in tutte le direzioni ma non si aveva mai il controllo delle risposte. Ciascuno si considerava un terminale, ma non esisteva un sistema nervoso centrale». Poi l’avvento del nuovo mondo: «Ognuno può mettersi in comunicazione con chi vuole e imparare tutto quel che gli piace, imparare a fare quel che vuole».

Antonella Fancello (foto concessa)
Antonella Fancello (foto concessa)
Antonella Fancello (foto concessa)

Spiega Fancello: «Tanti i passaggi emblematici dove nel 1970 viene servito su un piatto d’argento il racconto del mondo del 2021: quando Pira descrive cosa accadrà in un pianeta in cui la moneta potrebbe non contare più poiché si commercerà con le criptovalute, anticipando i Bitcoin pur non chiamandoli in questo modo; quando descrive “la paura dei computer” che il “sistema” cerca di instillare nei cittadini: è nella malvagità dell’uomo che utilizza le macchine il pericolo, non nelle macchine in sé che non hanno un’anima, ci dice; così come è in chi ha qualcosa da nascondere il problema della privacy o nella concentrazione dell’informazione, lì sta il pericolo vero. Interessantissimo il passo in cui lui racconta quanto fosse stato importante per tutti coloro che hanno vissuto con la rete dialogare simultaneamente con persone che stavano dall’altra parte del mondo anziché comunicare solo per posta; sottolinea il valore che per gli anziani avrebbe il poter comunicare con tutti, anche coloro che stanno lontani (pensiamo a quanto accaduto con la pandemia e quanto gli anziani abbiano potuto beneficiare delle tecnologie per poter comunicare con i parenti che non potevano incontrare): stava esattamente descrivendo quello che accade oggi quando ci colleghiamo ad una riunione via web conference con uno smartphone o dobbiamo parlare con un figlio o un nipote che studia dall’altra parte del mondo. Pira raccontava qualcosa che non era ancora accaduto. Da studioso della comunicazione aveva intravisto quali sarebbero stati i benefici di questa rivoluzione, antesignano di riflessioni che fanno i filosofi del presente».

La rete internet nasce come progetto del Dipartimento di Difesa americana alla fine degli anni Sessanta e resta dentro il cassetto per quasi 30 anni perché solo nel 1990 Tim Berners Lee ne dava notizia al mondo.

Michelangelo Pira è stato tra i protagonisti più illuminati del dibattito culturale della Sardegna del secolo scorso. Autore di opere fondamentali per capire l’Isola e i suoi cambiamenti sociali e linguistici come “La rivolta dell’oggetto”, conosceva bene i mezzi di comunicazione: giornalista, addetto stampa del Consiglio regionale, autore di documentari per Radio Sardegna, docente di antropologia culturale alla facoltà di Scienze politiche di Cagliari. Nel villaggio elettronico - scrive - «ogni uomo è Socrate all’altro uomo». Parole che sono il suo testamento spirituale perché - come nota la Fancello - «la rete è uno spazio in cui ci sarà sempre qualcuno che può controbattere e ricordarti che non sai, in cui chiunque si può confrontare con l’altro e dire la propria».

C’è un auspicio quasi scontato della Fancello perché quel libro da tempo introvabile venga ristampato: «Il mio sogno è che venga letto e donato nelle scuole perché ogni anno io lo rileggo e scopro contenuti diversi che hanno molta attinenza con quello che sta capitando in quel preciso istante».

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