A volte l’unione può fare la debolezza. Si sono idealmente alleate in venticinque, per produrre più della metà dell’inquinamento nel nostro pianeta: sono metropoli, non sempre gigantesche, che con le loro emissioni rovinano l’aria nel mondo, e in questa classifica ben poco lusinghiera il settimo posto (nel continente europeo, dunque non a livello mondiale) è conquistato da una città italiana: è Torino, che secondo questa classifica curata da Ener2crowd.com ritaglia per sé anche il primato tre le città più inquinanti che si trovano nel territorio nazionale. E per trovare un’altra località italiana in alta classifica fra le più inquinanti in Europa bisogna scorrere la classifica fino al ventiduesimo posto, dove troviamo Piacenza.

Che cosa viene fuori, da questo studio curato dalla piattaforma di “lending crowfunding” ambientale ed energetico, cioè una forma di finanziamento alternativo che consiste in un prestito tra privati, effettuato tramite piattaforme online e finalizzato allo sviluppo di determinati progetti imprenditoriali? Che i centri urbani producono l’80% del consumo di energia, ad esempio, e quindi sono responsabili anche dei quattro quinti delle emissioni necessarie per produrla.

Chi è la pecora nera delle emissioni inquinanti nel mondo? Lo studio “premia” – si fa per dire - Handan  una città-prefettura nella parte più meridionale della provincia dello Hebei, nel territorio della Repubblica Popolare Cinese: da lì sono immesse nell’atmosfera 199 milioni di tonnellate di CO2 equivalenti in un anno, che è una cifra spaventosa. La Cina, che sulle questioni ambientali ha sempre coltivato una totale indifferenza perché prevale più che altrove la logica dell’iper produzione e del profitto, spadroneggia in questa classifica mondiale dell’anidride carbonica. È nella stessa Repubblica Popolare anche Shangai (199 milioni di tonnellate immesse in atmosfera ogni anno), stesso discorso per Suzhou (152), Dalian (il più grande porto petrolifero cinese, con 142 milioni), Pechino (132) e Tianjin (123). Per uscire dalla Cina bisogna scalare la graduatoria fino al settimo posto, occupato da Mosca, che emette 112 milioni di tonnellate di CO2 equivalenti ogni anno. Poi si torna in Cina e se ne riesce per la tredicesima posizione riservata alla capitale tailandese Bangkok (73,2 milioni), seguita dalla turca Istanbul. Per trovare la prima città occidentale nella classifica delle più inquinanti nel mondo, si deve guardare al gradino numero 25: lì c’è New York con 54 milioni di tonnellate.

La città statunitense chiude la lista delle 25 località mondiali che producono, da sole, il 52% delle emissioni globali secondo la classifica della piattaforma Ener2Crowd, che l’ha elaborata sulla base delle rilevazioni eseguite da tre ricercatori universitari cinesi: sono della School of environmental science and engineering della Sun Yat-sen University.

Ciò che più colpisce, è la concentrazione in appena 25 megalopoli di oltre la metà dell’inquinamento di tutto il pianeta, il che suggerisce che un cambio di rotta non è più soltanto necessario, ma anche urgente.

Per quanto riguarda l’Europa, detto che Mosca è in testa alla graduatoria degli inquinatori e che Istanbul la segue, colpisce il terzo posto della tedesca Francoforte con 46 milioni di tonnellate di CO2 immesse in atmosfera ogni anno. In quarta posizione c’è San Pietroburgo (43) e poi Atene con 39, Berlino con 28 e, si diceva, Torino al settimo posto con 23.

C’è un’emergenza cinese, come sempre è stato evidente, ma non appare né risolvibile e nemmeno migliorabile: la Repubblica Popolare continua a essere impermeabile ai temi della sostenibilità ambientale e ad inquinare prima di tutto se stessa e, in seconda battuta, l’intero pianeta. Gli accordi sulla riduzione delle emissioni sono sempre tormentati, spesso impossibili, e nel frattempo il mondo si riscalda sempre più. Le prime conseguenze già si notano, e nel futuro – se non si cambia passo sulle emissioni di CO2 – ci si aspetta un aggravamento della situazione.

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