Gli elefanti si radunano d’inverno. Si danno appuntamento a gennaio in un paese della Germania, Loh-Thurmansbang e arrivano da tutto il mondo. Una festa che è anche una prova di coraggio: perché le temperature sono quasi sempre sotto lo zero e il viaggio degli elefanti sono in genere lunghi, molto lunghi. Anche migliaia di chilometri.

Gli elefanti in questione non sono pachidermi, ma moto. Il leggendario raduno, cominciato nel 1956 grazie a un gruppo di amici possessori del famoso sidecar Zundapp in forza alle truppe tedesche durante la Seconda guerra mondiale e soprannominato proprio “elefante”, si rinnova ogni anno e nel 2023 vedrà anche due sardi: Massimo Atzori, 64 anni, di Cagliari, e Giovanni Marongiu, 62, di Oristano. Appuntamento nel paesino della Baviera non troppo distante da Monaco, dal 27 al 29 gennaio prossimo.

Sia chiaro, ci sarà anche chi arriverà proprio con l’elefante Zundapp originale, ormai un cimelio ricercatissimo dai collezionisti, ma l’invito è esteso a tutti i possessori di qualunque moto disposti a affrontare questa sorta di cimento, un lunghissimo viaggio come quello dei due sardi, da Cagliari sino alla foresta bavarese.

Massimo Atzori è un rappresentante di commercio di prodotti farmaceutici, appassionato di automezzi d’epoca, possessore di uno splendido pulmino Volkswagen Bulli, di un camper e di diverse moto comprese la Yamaha Supertenerè 750 che sta lustrando per l’appuntamento di gennaio e un Xt 400 con quale prese parte al primo Elefantentrefen della sua vita. «Ho appena finito di restaurarla, è in condizioni ottime, potrei affrontare in viaggio con quel mezzo, ma preferisco il Superteneré, più comodo per un tragitto così lungo».

Perché si va al raduno degli elefanti?

«E’ una delle dieci cose da fare per chi possiede una moto, secondo la filosofia di chi da sempre preferisce le due ruote alle quattro. Un appuntamento dove per tre giorni si vive sulla moto e per la moto, in una tenda, si ascolta musica, si parla di motori e viaggi, si cercano pezzi di ricambio, di fanno anche affari, si conoscono appassionati in arrivo da ogni parte del mondo. La moto è una scelta di vita, l’Elefantentreffen è la Mecca per ogni appassionato».

Ricorda il primo viaggio?

<Come non potrei? Avevo 25 anni, era il 1984. Ricordo i preparativi, il viaggio, rigorosamente affrontato evitando il più possibile le noiose autostrade e preferendo le Statali. Ricordo soprattutto il freddo, una componente imprescindibile di questo raduno, l’aspetto che lo rende unico, che ti spinge a non trascurare nessun dettaglio perché basta sottovalutare un dettaglio, sbagliare un indumento o un particolare e sei finito, devi rinunciare».

Altri viaggi importanti?

«In Africa con il camper. Sino al Marocco. Trent’anni fa, senza navigatore satellitare, soltanto con le vecchie mappe stradali della Michelin. Anche il camper è una filosofia di vita, un modo di viaggiare unico. Un po’ come accede con la moto, alla fine diventa un viaggio anche all’interno di se stessi, con le tue paure, i tuoi limiti, le tue risorse fisiche e soprattutto mentali. Per questo è un arricchimento».

Massimo Atzori (foto concessa da Massimo Atzori)
Massimo Atzori (foto concessa da Massimo Atzori)
Massimo Atzori (foto concessa da Massimo Atzori)

Circa 1400 chilometri dalla Sardegna all’Elefantentreffen.

«Contiamo di farli in due tappe. L’unica concessione all’età è la rinuncia alla tenda e al sacco a pelo nella foresta dove si svolge il raduno: ma non sarà facile reggere gli sguardi di chi invece non perderà neppure un momento del raduno, comprese le premiazioni per la moto più vecchia, per quella più strana, per quella che arriverà da più lontana, oppure per il motociclista più longevo».

Sarà un viaggio social?

«Cercheremo di raccontarlo anche attraverso i profili Facebook e Instagram, per dare modo ai tanti nostri amici di seguire passo dopo passo il nostro tragitto e la nostra esperienza, andata e ritorno».

Viaggiare con un amico, poi…

<Sì, è anche un viaggio all’insegna dell’amicizia. Torniamo al raduno degli elefanti dopo tanti anni, tante esperienze, da persone mature: l’unica costante è rimasta la nostra amicizia fraterna e la comune passione per le moto. Ritroveremo in Baviera tanti ragazzi come eravamo noi tanti anni fa e tanti coetanei che non vogliono arrendersi e che salteranno il nuovo anno al freddo arrivando nella foresta tedesca con i loro elefanti, d’epoca e non».

Massimo Atzori (foto concessa da Massimo Atzori)
Massimo Atzori (foto concessa da Massimo Atzori)
Massimo Atzori (foto concessa da Massimo Atzori)

Paolo Carta

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