Mihajlovic-Lopez a muso duro: prima in campo poi in panchina
In campo non si sono mai risparmiati, a muso duro e senza esclusione di colpi. Le sfide con Sinisa Mihajlovic (prima ai tempi della Lazio, poi con Inter) hanno segnato e vivacizzato l'avventura di Diego Lopez con la maglia rossoblù, e viceversa.
Se le sono date e ridate tante di quelle volte, pur rispettandosi. Da allenatori, invece, si sono affrontati solo in due occasioni: nella stagione 2013/2014 in Sampdoria-Cagliari (1-0) e l'anno scorso in Torino-Palermo (3-1). L'ha sempre spuntata il serbo, ma non ha mai avuto vita facile.
DUE LEADER - Così diversi, così simili. Con le buone o con le cattive, sempre sul pezzo. Entrambi hanno carisma e un temperamento forte, anche se non lo manifestano allo stesso modo. Punti di riferimento e trascinatori sin da giocatori.
Ma se già allora Mihajlovic era abitato a urlare il furore agonistico per far valere la propria leadership, a Lopez bastava talvolta uno sguardo per far rispettare le regole ai compagni o incutere terrore all'avversario. Così ancora oggi che sono più saggi, hanno i capelli bianchi e vivono il calcio da un'altra prospettiva, quella di chi deve scegliere.
MIHAJLOVIC RISCHIA - La partita di domani sera non sarà come le altre. Soprattutto per Mihajlovic: se non dovesse vincere, rischierebbe l'esonero. C'è già Mazzarri dietro il portone del patron granata Cairo col quale il tecnico serbo ha avuto un lungo faccia faccia, nella notte tra mercoledì e giovedì, dopo il pesante ko con la Fiorentina.
L'involuzione post derby è stata clamorosa. I quattro gol subiti dalla Juventus hanno demoralizzato e, pian piano, ridimensionato la squadra che nelle quattro gare successive ha ottenuto solo due punti. E dietro il banco degli imputati c'è soprattutto lui, Miha: per la qualità (scarna) del gioco e per i metodi (aggressivi) che avrebbero sfiancato e irrigidito i giocatori. È il momento della verità.
LA PARTITA DI LOPEZ - Dall'altra parte, è appena iniziato il capitolo Lopez che cerca a Torino continuità dopo il successo all'ultimo respiro sul Benevento. Lui si fa voler bene dai suoi giocatori, da loro pretende comunque il massimo, nell'applicazione degli schemi ma anche nell'approccio caratteriale. È stato così la prima volta da allenatore al Cagliari, poi al Bologna.
La parentesi col Palermo non fa testo. Curiosamente, il suo cammino in panchina è cominciato proprio al Comunale di Torino, il 7 ottobre 2012. Era la settima giornata, l'uruguaiano aveva preso il posto di Ficcadenti, al suo fianco Pulga che aveva già il patentino e garantiva. Era finita 0-1, decisivo un rigore di Nené. Erano i granata di Ventura, nel Cagliari già giocavano Sau e Dessena. Insomma, Lopez sa come si fa.
Fabiano Gaggini