Emozione, rimpianti e qualche lacrima. Così Stefano Capozucca ha dato il suo saluto al Cagliari, dopo due anni ricchi di successi, con una promozione da primi della classe in B e una salvezza conquistata con largo anticipo.

"Era una cosa meditata da tempo, ma c'era ancora in ballo il decimo posto", ha spiegato Capozucca. Che poi ha voluto chiarire ii motivi del divorzio col club rossoblù: "È una decisione maturata prima del Torneo Sardegna di Olbia, ma non è dettata da divergenze con Rastelli. Non so se resterà o no, con lui abbiamo vinto un campionato e colto una salvezza. Il nostro è stato un rapporto fatto di unità d'intenti. Vado via perché non siamo allineati su alcune strategie societarie, ma non perché ho firmato con altre squadre".

Il momento più bello è legato alle tensioni di fine 2016 e inizio 2017: "Il momento più brutto da quando faccio calcio. C'erano giocatori che volevano andar via, altri che chiedevano la testa dell'allenatore. Io ho passato le vacanze a parlare con tutti e risolvendo i problemi".

Nessun dubbio sul momento più brutto: "Questo, perché sto andando via. E parlo dal punto di vista umano".

C'è anche qualche rammarico: "Tornassi indietro avrei dovuto fare cose che non ho avuto il coraggio di fare. Avrei potuto imporre determinate cose. E poi avrei dato un aiuto maggiore al settore giovanile".

Una frecciata alla squadra: "Ci vuole dignità. Puoi prendere quattro gol dalla Juve o la Roma, ma non sei dal Sassuolo".

L'ultimo pensiero è dedicato al momento che si porterà appresso: "Non pensavo sarei stato tanto male andando via da Cagliari. E mi porterò appresso l'immagine del ritorno da Bari, tanta gente all'aeroporto per noi. Ero felice, avevamo centrato l'obiettivo. E poi una cosa che non mi aspettavo. Non volevo dirla. Alla prima partita sono stato insultato. Oggi ho ricevuto una telefonata dagli Sconvolts, mi hanno detto che sono dispiaciuti. Anche questo è un mio piccolo successo".

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