Bruno Pizzul, una voce inconfondibile in bianco e nero
Lo storico giornalista è scomparso oggi: avrebbe compiuto 87 anni fra tre giorniPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Bruno Pizzul, cari millennials e dintorni, è stato l’uomo delle fiabe, delle grandi storie, la voce che ti attraversava le emozioni e tu eri felice, perché entravi nel suo mondo col garbo e la conoscenza di chi, quel mondo, ossia il calcio, lo conosceva bene. Pizzul ha raccontato il pallone, l’Italia, le grandi partite del mercoledì e della domenica, nell’epoca – bella, bellissima, grigia, chissà – in cui non c’era nulla di quello di cui oggi siamo prigionieri.
Il calcio era la tv, un solo canale, la radio e il fascino di aspettare il secondo tempo «per sapere quanto fa il Cagliari», l’attesa febbrile dei quotidiani del mattino, il ripetere le azioni nei cortili, nei campetti magari imitando la voce – inconfondibile – di un gigante come Bruno Pizzul. Brunone, uno che giocava con Zoff, tanto per capirci, era un vocabolario vivente, era la seconda voce che diventa re, uno che ha saputo farsi amare nonostante l’ombra di quel Nando Martellini per certi versi inarrivabile.
Riduttivo parlare di “telecronista”, perché la partita dell’Italia non era la stessa senza la sua presentazione, le sue metafore, il suo parlare sorridendo, la sua parlata così unica con modalità di toni e semitoni che ci pare di sentire, ora, mentre lo celebriamo.
Pizzul era il bianco e nero, cari ragazzi, che diventa colore, la voce che si trasforma da momento epico a racconto di partite memorabili. I suoi «No, noo» per le occasioni sbagliate dagli azzurri, o la sua ciclopica imparzialità nelle cronache della Serie A, sono e saranno un esempio. Quanto ci portiamo dentro di quello che è stato Pizzul e di quello che ha rappresentato. E non solo per chi questo mestiere lo ama più di ogni cosa.