Ci vuole coraggio e tanto cuore salire tre gradini. Passare sotto due corde e trovarsi in mezzo a un ring. Solo contro un avversario pronto a spaccarti la faccia. Una sensazione che solo un pugile può conoscere: due guantoni contro il mondo.

Tra gli ululati del pubblico e i suggerimenti dei secondi un round dura un'eternità. Tre minuti che valgono almeno mezz'ora di una partita di calcio. Dove dopo un round, se non si è allenati, i pugni partono al rallentatore e le braccia pesano già 100 chili. Il pugilato, quello fatto bene, è tra gli sport più duri. E Pino Mura, 80 anni di Porto Torres, alla noble art ha dedicato una vita. È lo sportivo del secolo turritano. Un tributo meritatissimo per questo indomabile piccolo guerriero del ring. Che è nato a Porto Torres nel 1943, ma che aveva origini di Padria da sua madre. E Pino non se n'è dimenticato. Ha regalato i suoi guantoni del titolo italiano dei Gallo, quello conquistato in una memorabile serata dell'agosto 1975 all'Occone di Porto Torres, al sindaco di Padria Sandro Mura.

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«Li conservo con cura nel mio studio di sindaco - spiega il primo cittadino -. Sono quelli di un campione che ho avuto l'onore di conoscere e apprezzare. E gli faccio sempre vedere volentieri ai miei ospiti». Un campione che ha anche conosciuto amare sconfitte. Alcune ingiuste, come quella dei quarti di finale delle Olimpiadi di Città del Messico, quando vinse ma i giudici gli decretarono una vergognosa sconfitta. Negando a Pino Mura una medaglia sicura. Il campione, che nel 1967 aveva vinto i giochi del Mediterraneo, continua a boxare.

Ma la Sardegna era allora terra di frontiera e non gli viene mai data la possibilità di battersi per il titolo italiano. Inoltre la morte del suo maestro Baciccia Martellini nel 1973 è un colpo troppo forte. Pino si ritira. Frequenta ancora la palestra e da anni lavora come operaio comunale. Generoso com'è si mette a preparare sul ring il pugile di Sanluri Giuliano Lai, che sceglie Porto Torres, allora ( assieme a quella di via Barone Rossi di Cagliari) tra le più prestigiose palestre d'Italia. Sono passati alcuni anni dal suo ritiro. Mura sul quadrato appare agile, i suoi riflessi sono sempre quelli di un gatto. Lai (che conquisterà il titolo) e i portotorresi, fini intenditori di boxe, se ne accorgono."Pino devi rientrare. Non può finire così". E Pino rientra. Sotto le ali del manager Umberto Branchini, padrone della boxe italiana, batte in Belgio l'ex campione europeo, mettendolo giù alla prima ripresa. Il gran giorno nell'agosto del 1975.

La sfida tricolore casalinga contro il siciliano Girgenti, detentore del titolo e gran boxatore. Per Porto Torres e tutto il sassarese una di quelle serate da raccontare ai nipoti. Diecimila persone al campo sportivo Angelo Occone fanno volare Pino Mura. Che non sente la fatica. Al suo angolo Mario Solinas, un altro grandissimo campione (ex tricolore), i cui 5 incontri con il sassarese Gavino Matta ( argento a Berlino nel 1936 e oro rubato) hanno fatto la storia nazionale della boxe. Alla settima ripresa Girgenti si arrende. Quasi come il famoso "No mas" di Duran contro Leonard. Per Pino Mura è il giorno più bello della vita. Dopo il braccio alzato della resa del siciliano sul ring è una bolgia. Pino Mura è sollevato in aria dagli amici come un imperatore. Piange di gioia. Sa tutti i sacrifici che ha fatto per quel giorno. Lo sanno i portotorresi. Lo sanno gli appassionati. Pino non è più giovanissimo: ha 32 anni. E dopo qualche tempo lascia il ring professionistico.

Non lascerà mai il pugilato. Tramanderà la sua arte a generazioni di giovani. Che non saranno, a parte qualche eccezione, mai alla sua altezza. Perché la boxe è sport di digiuni e rinunce, di preparazione atletica e tecnica intensa. E c'è tanta differenza tra un pugile vero e un buttafuori, che spesso invece è l'epilogo o rifugio di carriere mai iniziate. Per oltre 40 anni Pino Mura dalla sua casa di via Canepa a Monte Agellu, scende alla palestra di via Petronia. Alla peretta, a 75 anni suonati, è ancora più abile e svelto di un navigato dilettante. L'occhio e la straordinaria mobilità dei polsi ancora inalterati. Da qualche anno Pino però non va più in palestra. Almeno come prima. La salute non è quella di un tempo. Ma quei guanti di gloria contro Girgenti ha fatto in tempo a donarli alla sua seconda patria: Padria.

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