«A Cagliari mancano i cartelli per la Terapia del Dolore, noi pazienti costretti a girare a vuoto»
La denuncia: «Disagi continui per l’assenza di indicazioni stradali verso il reparto sul lungomare Poetto»Per restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Cara Unione,
sono una paziente del reparto di Terapia del Dolore dell’Ospedale Marino di Cagliari e scrivo per raccontare un disagio che da troppo tempo riguarda me e tante altre persone che, come me, affrontano la malattia con dignità, ma anche con fatica. Da oltre un anno raggiungere il reparto è diventato complicato, a causa della mancanza totale di segnaletica verticale. L’ingresso è cambiato, ora si trova sul lungomare Poetto, ma nessuno lo segnala. Non c’è un cartello, una freccia, nulla. E chi arriva – spesso anziani, invalidi, persone fragili – è costretto a girare a vuoto per minuti, se non ore, tra rotonde e incroci senza alcun punto di riferimento.
Il 7 giugno 2024 il problema è stato segnalato all’allora direttore generale dell’Asl di Cagliari, che non ha autorizzato l’installazione dei nuovi cartelli. A oggi nulla è cambiato. Io stessa, che vivo a Cagliari, ho dovuto ripercorrere la strada più volte per trovare lo svincolo giusto. Ma la situazione peggiora per chi arriva da lontano. Riporto, tra tante, la testimonianza di una paziente del Nuorese:
«Abbiamo passato quasi due ore nella rotonda di Quartu. Nessuna indicazione. Tutti ci dicevano: “è lì”, “è là”… ma non trovavamo nulla. Alla fine siamo riusciti a entrare, ma io – invalida, sulla sedia a rotelle – non potevo tornare indietro: la strada era interdetta. Abbiamo dovuto rifare il giro più volte. È stato frustrante e umiliante. Quando finalmente siamo arrivati, con due ore di ritardo, per fortuna ci hanno accolto con gentilezza». È assurdo che basti un cartello per fare la differenza e nessuno lo voglia mettere. Con questa lettera chiedo, anche a nome di tanti altri pazienti, che venga ripristinata una segnaletica verticale chiara e ben visibile per il Reparto di Terapia del Dolore. Non è una questione estetica, ma di rispetto, accessibilità e umanità.
Lettera firmata (*)
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