Gli emigrati sardi di tutta la Penisola si stringono idealmente ai pastori e agli allevatori che nell'Isola stanno conducendo la battaglia contro il drastico abbassamento del prezzo del latte.

Una solidarietà "convinta e fraterna" che è arrivata con una nota a nome di Serafina Mascia, presidentessa della Fasi (Federazione delle associazioni sarde in Italia), dove si legge:

"La clamorosa protesta, messa in atto dai pastori sardi per porre all’attenzione dell’opinione pubblica nazionale le drammatiche conseguenze - a livello della economia di migliaia di famiglie di produttori - causate dal crollo del prezzo del latte ovino, ha suscitato un vastissimo movimento di solidarietà in Sardegna e in tutt’Italia. La Federazione delle settanta associazioni dei sardi emigrati nell’Italia continentale, la F.A.S.I., esprime la propria adesione al legittimo desiderio dei pastori sardi di trovare un ascolto concreto delle loro ragioni presso le autorità regionali, nazionali ed europee che possono mettere fine a una vendita sottocosto del prezioso 'oro bianco' che si produce negli allevamenti ovini dell’Isola".

"I sardi emigrati - prosegue Mascia - si sentono appartenenti a tutti gli effetti al Popolo Sardo e quindi sono particolarmente colpiti per la crisi che ha investito una realtà produttiva che da secoli ha connotato l’economia della Sardegna: nel mondo pastorale affondano peraltro le radici familiari di moltissimi di coloro che hanno lasciato l’isola e quindi la protesta dei lavoratori delle campagne non può non suscitare in essi una forte onda emotiva".

"C’è poi da considerare - continua ancora il comunicato - il fatto che tutto l’agroalimentare prodotto nel comparto agropastorale sardo fa parte delle abitudini alimentari dei sardi emigrati, i quali sono ben determinati a continuare ad essere i primi consumatori finali fuori dei confini isolani.

La Fasi avanza poi delle proposte. Secondo la Federazione, infatti, la soluzione della crisi in atto "deve essere trovata all’interno degli organismi istituzionali democraticamente riconosciuti, e tra questi è fondamentale il ruolo dell’OILOS (Organizzazione Interprofessionale Latte Ovino Sardo), proposto dalla Regione autonoma dalla Sardegna e recentemente riconosciuto dal Ministero delle politiche agricole, composto da: consorzi di tutela, associazioni di categoria, movimenti dei pastori, in rappresentanza del mondo della trasformazione del latte ovino sia a carattere industriale che cooperativistico".

Solidarietà ai pastori dell'Isola, dunque, ma anche a quelli di origine sarda "che operano nelle regioni del centro Italia (Toscana, Umbria, Lazio, Marche), anch’essi appartenenti al nostro mondo dell’emigrazione, e che avvertono anch’essi il disagio economico derivante da una congiuntura economica che, pur non essendo così grave come quella che ha colpito la Sardegna, inizia a penalizzare notevolmente anche la redditività delle loro aziende".

(Unioneonline/l.f.)
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