Dopo cinque anni, sei mesi di dibattimento e cinque giorni di camera di consiglio, sono sentenze in prevalenza di condanna quelle emesse nei confronti degli imputati nel processo sulla cosiddetta "Trattativa Stato-Mafia".

I giudici della Corte d'Assise di Palermo hanno condannato - per minaccia a corpo politico dello Stato - l'ex boss di Cosa Nostra Leoluca Bagarella a 28 anni di reclusione; 12 anni - sempre con la stessa accusa - per l'ex senatore di Forza Italia Marcello Dell'Utri, gli ex generali Mario Mori e Antonio Subranni e il boss Antonino Cinà; 8 anni per l'ex colonnello Giuseppe De Donno e per il supertestimone del processo, Massimo Ciancimino (quest'ultimo, condannato per calunnia).

Assolto dall'accusa di falsa testimonianza l'ex ministro dell'Interno e presidente del Senato, Nicola Mancino.

Dell'Utri, Mori, Subranni, De Donno, Bagarella e Cinà sono stati inoltre condannati a pagare 10 milioni di euro a Palazzo Chigi.

Alla sentenza nell'aula Bachelet del carcere Pagliarelli di Palermo, hanno partecipato decine di giornalisti, anche inglesi e francesi.

DI MATTEO: "DELL'UTRI ERA L'ANELLO" - "Nella nostra impostazione accusatoria che ha retto completamente - ha detto il pm Nino Di Matteo - l'ipotesi è che Dell'Utri sia stato la cinghia di trasmissione tra Cosa Nostra e l'allora da poco insediato governo Berlusconi. La corte ha ritenuto provata questa cosa".

"Da questa sentenza viene fuori che mentre i magistrati e gli uomini dello Stato saltavano in aria, c'era chi nelle istituzioni trattava con la mafia. La Corte intanto ritiene provato il fatto che anche dopo il 1991 non si ferma il rapporto a Berlusconi imprenditore ma anche al Berlusconi politico".

M5S: "È LA PIETRA TOMBALE PER FI" - Tra i politici, il primo a commentare la decisione dei giudici è il leader M5S Luigi Di Maio che scrive su Twitter: "La trattativa c'è stata. Con le condanne di oggi muore definitivamente la Seconda Repubblica. Grazie ai magistrati di Palermo che hanno lavorato per la verità".

Nel pomeriggio arrivano le parole del presidente della Camera, Roberto Fico, che affida a Facebook il suo commento: "Dopo cinque anni il Tribunale di Palermo ha posato la prima pietra su una delle pagine più dolorose della storia di questo Paese, quella di una trattativa fra lo Stato e la mafia sorta dopo la strage di Capaci. La giornata di oggi ha un valore civile e morale straordinario. Perché quando lo Stato riapre le proprie ferite per provare a stabilire la verità, quando giunge a condannare se stesso, allora riacquista la forza, la dignità e la fiducia dei cittadini. Fare luce sulle pagine buie della nostra storia, ci permette di sentirci Stato, ritrovarci e andare avanti come comunità".

(Unioneonline/D)

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