Nel processo sulla trattativa Stato-mafia oggi è il giorno della difesa dell'ex ministro dell'Interno Nicola Mancino, accusato di falsa testimonianza.

Nell'aula bunker di Palermo l'ex esponente della Democrazia Cristiana ha letto un lungo intervento di autodifesa, dopo aver negato il consenso a farsi interrogare dai pm e optato per le dichiarazioni spontanee.

Mancino ha ripercorso gli anni della sua carriera politica, ribadendo il suo impegno contro la lotta alla mafia e sostenendo di non aver mai mentito nelle sue dichiarazioni passate nel corso dei processi che vedevano accusato Mario Mori, ex capo del Ros, per favoreggiamento; a tirare in ballo l'ex ministro sono stati Claudio Martelli e Vincenzo Scotti, che avevano parlato dei contatti fra i militari e Vito Ciancimino, ex sindaco di Palermo condannato per mafia, all'epoca successiva alle stragi del 1992; contatti di cui, hanno raccontato, Mancino era a conoscenza.

In secondo luogo, secondo i magistrati, Mancino era stato scelto per l'incarico al ministero per la sua condotta "morbida" nei confronti dei mafiosi, ma Mancino stesso ha ribadito che, al contrario, ha sempre sostenuto la guerra a Cosa Nostra.

Ha poi attaccato il supertestimone Ciancimino junior, imputato del processo e tornato in carcere nel mese scorso, definito "inattendibile" come - secondo le parole del politico - sosterrebbero "anche diverse Procure. E davanti alla commissione Antimafia l’ha detto anche l’ex procuratore di Palermo Francesco Messineo".

"Avevo già inviato alla procura di Palermo una denuncia querela per il reato di calunnia e falsa testimonianza. Silenzio dagli uffici", ha dichiarato Mancino.
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