"Anche da morto Riina deve fare da parafulmine": è solo uno dei passaggi dell'arringa difensiva di Luca Cianferoni, legale del boss corleonese morto lo scorso 17 novembre nel reparto detenuti dell'ospedale di Parma, nel corso del processo sulla trattativa tra Stato e mafia.

"Riina - ironizza il legale, che nello stesso processo difende anche Leoluca Bagarella - si divertiva molto a seguire in videoconferenza le udienze del processo sulla trattativa", in cui era imputato per minaccia a corpo politico dello Stato. "L'unico passatempo che aveva era guardarsi il processo".

Definisce Riina un imputato "eccellente, esemplare", che inizialmente "voleva fare l'abbreviato ma poi ha cambiato idea per non danneggiare gli altri imputati".

Poi contesta tutte le accuse: "Riina non avrebbe mai fatto un accordo con chi indossa la divisa, questa è una tesi assurda e lo dimostreremo".

"Questo sulla trattativa - è l'affondo del legale - è un non processo, è il frutto di una faida tra i servizi segreti di destra e di sinistra: è una boiata pazzesca dire che Riina ha fatto accordi con il generale Mario Mori. Finiamola con questi presunti accordi e cercate chi ha armato la mano per uccidere il giudice Paolo Borsellino".

"Signori miei - è il finale - il papello non esiste: nell'ultima clausola si chiede di togliere le tasse sulla benzina, come in Svizzera. Io l'ho sempre interpretata come la firma dell'agente segreto che ha scritto questo foglio".

Al termine dell'appassionata arringa il legale ha chiesto l'assoluzione per i suoi clienti.

(Unioneonline/L)

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