Le dosi di vaccini prodotte in Europa da aziende inadempienti devono restare in Europa, in tutto o in parte. Mario Draghi torna a mettere con forza sul tavolo di Bruxelles la questione dello stop all'export.

Non solo, nella riunione dei Paesi dell'euro, il premier italiano sottolinea la necessità di costruire da subito una politica fiscale comune che eviti di fare errori nella ripresa post pandemia e permetta di rilanciare progetti come quello di un titolo comune europeo.

Non si può restare inermi, dice Draghi ai leader europei riuniti al tavolo del Consiglio Ue. Non si può stare fermi innanzitutto di fronte a violazioni contrattuali che mettono a serio rischio la campagna vaccinale del Vecchio Continente: i cittadini si sentono "ingannati" da alcune case farmaceutiche.

"Le dosi Ue saranno destinate alla Ue", lo rassicura la presidente della commissione Ue Ursula Von Der Leyen.

In sintonia con Angela Merkel, il premier italiano lavora anche per verificare quali margini ci siano per costruire un asse con gli Stati Uniti di Joe Biden, che si collega al vertice europeo per dare, con la sua presenza, un segnale geopolitico di vicinanza all'Ue dopo gli anni di Trump.

Per il presidente del Consiglio, su un tema pienamente condiviso come quello del certificato verde digitale, la commissione dovrà dare "tutto l'aiuto" possibile per evitare possibili rischi di discriminazione e per creare piattaforme nazionali fruibili da tutti e renderle interoperabili. Quanto ai temi economici, afferma Draghi, bisogna "disegnare una cornice per la politica fiscale che sia in grado di portarci fuori dalla crisi". Spinta alla ripartenza, spazio ridotto per l'austerity. "Lo so che la strada è lunga, ma dobbiamo cominciare a incamminarci. E' importante avere un impegno politico", afferma.

(Unioneonline/D)
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