Ottavio, 51 anni, infermiere di Benetutti, la mattina del 19 marzo viene spostato dal reparto di emodialisi al pronto soccorso dell'ospedale di Arco, in provincia di Trento. È lui a ricevere la preoccupatissima telefonata di Gavino Mura, pensionato di Porto Torres. L'uomo dall'altra parte della cornetta è alla ricerca disperata di suo figlio Gian Mario, emigrato in Trentino, che non risponde al cellulare e che si lamentava da giorni di stare male, con febbre alta e atroci mal di testa.

Ottavio prende a cuore la cosa, telefona anche lui ai carabinieri del posto, che la mattina seguente (20 marzo) si recano nella vicina Torbole, dove abita Gian Mario, da un anno dipendente di una grande lavanderia industriale del territorio. Il giovane non risponde al campanello, intervengono i vigili del fuoco, che con una scala forzano la finestra dell'abitazione. Trovano il ragazzo turritano morto nel suo letto, dopo atroci sofferenze. L'esame necroscopico farà risalire alla sera precedente la sua morte, sopraggiunta per una terribile meningite.

Ottavio Mulas, l'infermiere di Benetutti (foto da lui concessa)
Ottavio Mulas, l'infermiere di Benetutti (foto da lui concessa)
Ottavio Mulas, l'infermiere di Benetutti (foto da lui concessa)

Proprio dal pronto soccorso di Arco, quello da cui l'infermiere sardo Ottavio Mulas aveva risposto alla telefonata, Gian Mario Mura, 23 anni, era stato dimesso due volte nei giorni precedenti. Una volta ha fatto rientro a casa addirittura in taxi. Ottavio viene a sapere della morte del giovane conterraneo mai conosciuto e prende a cuore il caso. Si mette in contatto con la sua famiglia. Con la moglie si reca nell'appartamento di Gian Mario, sistema le sue cose, portandole nella casa in cui vive. Non solo: si rende disponibile con la famiglia per qualsiasi cosa, prende in custodia l'auto del giovane, porta all'agenzia funebre locale i vestiti che Gian Mario indosserà nella bara, assicurandosi che tutto si svolga in modo corretto. All'interno del feretro mette un rosario e alcuni oggetti personali del 23enne, il cui corpo rimarrà in una cella frigo per oltre 50 giorni, in piena pandemia.

Ottavio riceve però una grande delusione, che racconta lui stesso: "La padrona di casa in cui viveva Gian Mario mi disse di fare in fretta a sistemare le cose. Doveva riaffittare l'abitazione. Questa era la sua grande preoccupazione. Ci rimasi molto male. Le miserie umane esistono ad ogni latitudine". Ma il cruccio rimane quello di tutti: perché il ragazzo è stato dimesso e non trattenuto due volte dal pronto soccorso? L'infermiere di Benetutti lo chiede al medico di turno che ha visitato Gian Mario. "Mi ha solo risposto - puntualizza - che era costernato per l'accaduto. Poi mi ha chiesto il numero di telefono dei genitori. Gli ho detto che non mi sembrava il caso".

C'è però un tarlo che assilla l'infermiere benetuttese: "Se ci fossi stato io quel giorno in turno al pronto soccorso - afferma - Gian Mario sarebbe rimasto. Avrei fatto l'impossibile affinché non venisse dimesso. I letti per l'osservazione c'erano e forse quel giovane sfortunato avrebbe potuto salvarsi". Questo però non lo sapremo mai. Gian Mario Mura è invece morto solo come un cane, in piena epidemia coronavirus, nel letto della sua casa dove stava in affitto. Aveva gridato inutilmente il suo dolore, che non era dettato dal Covid 19, come risultato peraltro dai tamponi effettuati, bensì, come detto, da una brutta meningite. La Magistratura trentina ha aperto un'indagine sulla vicenda, in particolare per chiarire se il ragazzo turritano abbia ricevuto le cure necessarie del caso. In molti in Trentino stanno tremando. "Tutto però tace, almeno per ora", esclama Manuela, la coraggiosa sorella di Gian Mario, che tiene i contatti con gli avvocati.

Lo scorso 8 maggio il corpo di suo fratello è giunto a Porto Torres, dove ha ricevuto degna sepoltura. Ottavio Mulas ha conosciuto personalmente la famiglia ed è nata una grande amicizia. L'infermiere e tutti i Mura verranno ricevuti in forma ufficiale sabato prossimo (ore 18) dal sindaco di Benetutti Enzo Cosseddu. Seguirà una messa in suffragio di Gian Mario. Saranno momenti di conforto per Manuela, ma anche per Gavino e Antonella, i genitori del ragazzo che non si danno pace, come tutti, per questa scomparsa ingiusta. Tutta Benetutti farà sentire il suo calore, orgogliosa inoltre di omaggiare un valoroso compaesano come Ottavio, infermiere dal cuore generoso.
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