L'esondazione del rio Zeddiani, nel 2013 a Tiria, fu causata dall'insufficienza del canale, non ci sarebbe alcun legame con i lavori della strada.

Così sostengono i consulenti della difesa nel processo per inondazione colposa che chiama sul banco degli imputati Marco Manai, ingegnere oristanese dipendente della Provincia, e Antonio Dessì, direttore dei lavori originario di Sadali (difesi dagli avvocati Massimiliano Ravenna, Paolo Todde e Massimo Ledda).

Oggi davanti alla giudice Federica Fulgheri, l'ingegnere Manai ha sostenuto che all'epoca in cui erano stati realizzati i lavori di sistemazione della strada provinciale Tiria-Marrubiu (quelli che secondo l'accusa avrebbero determinato l'innalzamento della strada creando quella sorta di barriera che aveva impedito il deflusso dell'acqua) non era responsabile del procedimento, quindi non ha alcuna diretta competenza sulla questione. Subito dopo è stata la volta di due consulenti della difesa, gli ingegneri Roberto Liberatore e Oliviero Uras.

Entrambi i tecnici hanno ribadito che quella terribile bomba di acqua e fango che nel 2013 colpì aziende e case a Tiria non fu provocata dal ponte ma dall'insufficienza dell'alveo del canale quindi non ci sarebbe alcun legame diretto con i lavori di innalzamento della strada. Il processo è stato aggiornato al prossimo 16 dicembre e l'8 gennaio dovrebbe arrivare la sentenza.
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