La professoressa accusata di abuso dei mezzi di correzione in una scuola media dell’Alto Oristanese, è stata assolta "perché il fatto non sussiste".

Il giudice del Tribunale di Oristano Elisa Marras ha accolto in pieno la tesi difensiva sostenuta dall’avvocato Agostinangelo Marras che ha sempre insistito sull’innocenza dell’insegnante.

L’inchiesta era partita dopo la denuncia di alcuni genitori degli alunni che nell’anno scolastico 2015-2016 avrebbero subito trattamenti un po’ inconsueti da parte della docente.

Secondo l’accusa una ragazzina, alla fine dell’ora di lezione, sarebbe stata costretta a stare in classe con il banco rivolto verso la parete. E ancora gli alunni sarebbero stati definiti “analfabeti” e “animali”. Non solo: sarebbe capitato che l’insegnante dividesse la classe in alunni bravi e somari; alla fine l’accusa aveva chiesto la condanna a un mese di reclusione e lei stessa aveva sollevato il dubbio sula rilevanza penale dei fatti emersi durante le indagini.

Gli avvocati di parte civile Doriana Perra e Angelo Battista Marras (che tutelano le famiglie di due alunni) si erano associati alle richieste dell’accusa, sollecitando anche un risarcimento danni di 25mila euro.

L’avvocato difensore Agostinangelo Marras ha però smontato il castello accusatorio e nella precedente udienza ha ribadito che si tratta di un "processo muto", perché durante le indagini non sono mai stati sentiti a sommarie informazioni gli alunni.

Non solo, secondo la difesa quasi tutti i testimoni riferiscono fatti che avrebbero appreso da altri ma non ne hanno avuto una conoscenza diretta. L’avvocato ha puntato sulla "mancanza di una verità storica nel processo", perché mancano completamente le testimonianze dirette di chi era in aula con l’insegnante per tutto l’anno.

Valeria Pinna
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