Non un semplice cammino, ma un’opera collettiva contro la violenza di genere che coinvolge gli studenti. E che lascia il segno in ogni luogo grazie ad un nastro con il nome di una donna uccisa: un gesto di memoria e denuncia. Il Comune di Cabras ha accolto una tappa del progetto “Orme d’Ombra”, il cammino artistico e sociale ideato e portato avanti dall'artista viandante Rosalba Castelli, che sta percorrendo in solitaria "Il Cammino 100 Torri: 1200 km, 105 torri, un nastro rosso per ogni donna vittima di femminicidio". Nella tappa cabrarese del viaggio, ha incontrato le classi quarte e quinte delle scuole primarie di Cabras e Solanas, per un laboratorio di dialogo e consapevolezza sul tema del rispetto, del linguaggio, delle emozioni e della prevenzione della violenza.
“La tappa di Orme d’Ombra a Cabras si inserisce nel percorso che come amministrazione portiamo avanti da anni per prevenire la violenza di genere attraverso l’educazione e il coinvolgimento della comunità - ha dichiarato l’assessora alle Pari Opportunità Laura Celletti - La prevenzione richiede continuità: lavorare nelle scuole, sostenere le famiglie, promuovere una cultura del rispetto”. Al termine degli incontri, l’artivista si è spostata presso la Torre di San Giovanni di Sinis, luogo simbolico delle identità cabraresi, per lasciare un fiocco rosso con il nome di Daniela Cadeddu, cabrarese, vittima di femminicidio. I nastri che vengono lasciati in luoghi simbolo, sono ricamati dalle donne del carcere femminile “Lorusso e Cutugno” di Torino: ognuno porta il nome di una donna a cui è stato impedito di proseguire il proprio cammino di vita. "Arrivare a Cabras - spiega Castelli -  in questo tratto finale del cammino, è come posare lo sguardo su un orizzonte che si chiude e si riapre insieme. Dopo quasi cento giorni di passi, di torri, di nomi affidati al vento, Cabras diventa una tappa-soglia: una delle ultime, e per questo una delle più dense. In questi mesi ho incontrato 48 scuole di tutta l’isola e ogni volta ho visto nascere negli occhi delle bambine, dei bambini, dei ragazzi e delle ragazze una domanda, un’attenzione, un filo nuovo nella trama della memoria condivisa. Qui, la memoria di Daniela Cadeddu si intreccia a quella delle tante donne che l’isola continua a custodire, con una cura che commuove: è un luogo che non dimentica, che non smette di chiamare per nome. E per me Cabras vibra ancora più forte: è la terra che ha generato Michela
Murgia, maestra di vita e di morte, voce che ci ha insegnato a nominare il mondo, a leggere i fenomeni sociali, a trovare le parole per stare nel femminismo, nelle pari opportunità, nella prevenzione della violenza. Venire qui significa tornare a una sorgente". 

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