Sembra che vogliano portare il loro Santo in salvo, corrono velocissimi pur di metterlo subito al sicuro per un altro anno intero. Una missione che per gli Scalzi di Cabras è un dovere, un onore, un modo per sentirsi in pace tutto l'anno.

Domenica al tramonto è andato in scena un grande momento di fede: gli Scalzi hanno riportato il simulacro di san Salvatore nella chiesa di Santa Maria. Mille uomini vestiti di bianco e un unico cuore che corre. Ogni passo è una promessa, un pensiero per chissà chi, un atto di fede.

Sono le 19.40 quando la bandiera rossa si intravede da lontano in via Tharros, bardata a festa e blindata da tantissime forze dell'ordine vista la mole di fedeli: è il simbolo di una di una storia che solo a Cabras unisce tutti.

Eccoli, gridano “Evviva Santu Srabadoi” e la loro forza sulle gambe diventa sempre più forte. Vengono accolti come dei vincitori, dal calore del loro paese e dai tantissimi turisti che esultano commossi per ciò che hanno davanti. Non credevano di vedere un misto tra fatica, fede, orgoglio, sorrisi e lacrime.

Sono partiti dall'antico villaggio del Sinis intorno alle 18,30, subito dopo la messa e sotto un sole caldissimo. Hanno percorso lo stesso tragitto di sabato mattina all'alba: otto chilometri a piedi, prima gli sterrati e poi l'asfalto, con in spalla il Santo. Dopo l'impresa è l'ora delle lacrime, ma anche del dolore. Molti riescono a camminare con grossa fatica. C'è chi chiede subito un bicchiere d'acqua, chi si guarda i tagli sotto i piedi. Ma tutti sono felici per avercela fatta, per essere riusciti a sciogliere il voto.

Per loro non è la fine di un evento, ma l'inizio di un nuovo anno sotto la protezione del loro Gesù. Il simulacro dall'ingresso del paese arriva in chiesa in processione: attorno al Santo l'intera comunità che gli fa da scorta. Per poi ritornare al suo posto in attesa di una nuova magia. Un'altra pagina di storia tutta da raccontare. 

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