Mesina, Luca Locci rapito a 7 anni: «Anche noi chiedevamo di tornare a casa»
Da bambino è stato prigioniero per 93 giorni: «Qualcuno non ha fatto rientro a casa neanche da morto», scrive sui social scagliandosi contro la “mitizzazione” del banditoPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Non nomina mai Graziano Mesina, ma sui social risponde in maniera esplicita a coloro che in qualche maniera osannano e difendono la ex primula rossa del banditismo sardo, del quale oggi si sono svolti i funerali, in alcuni casi attaccando anche la magistratura.
Luca Locci è di Macomer e ha 54 anni, ne aveva poco più di 7 quando il 24 giugno del 1978 fu rapito dall’anonima sequestri. I banditi lo prelevarono davanti alla sua abitazione e lo tennero prigioniero per ben 93 giorni, trattato come se fosse una bestia.
«Non credete che gli ex sequestrati, per tutto il periodo della loro prigionia, non abbiano chiesto ogni santo giorno di poter tornare nel proprio paese, nella propria abitazione, fra i propri cari? Qualcuno però ha deciso per loro che non era fattibile. Chiedevano una detenzione più umana e rispettosa, ma anche questo non è stato possibile. Qualcuno purtroppo non ha fatto rientro a casa neanche da morto. Lo dico per quei personaggi pseudo pubblici, ai quali probabilmente sta sfuggendo un po' di mano la cosa», scrive sui social. «Poi – conclude - di fronte alla morte, Totò già nel 1963 con il suo libro, "a livella" fece una disamina ineccepibile».
Luca Locci non parla di sé stesso, non solo almeno (sulla sua vicenda ha scritto un libro), ma porta la voce di chiunque abbia avuto la sventura di essere rapito restando a lungo prigioniero in condizioni disumane. E sottolinea i danni che i rapitori hanno fatto all’intera economia sarda.