Lui per esempio è uno degli allevatori che in Sardegna, negli ultimi tempi, hanno abbandonato l'ovile. Il prezzo del latte dimezzato e il costo del foraggio hanno sfiancato la resistenza di chi pure è sopravvissuto alle nevicate, alle gelate e alla siccità. "Ma era diventato davvero un impegno insostenibile, tanto lavoro e per il resto soltanto fame". Cristoforo Coccollone, 49 anni, casa e famiglia a Fonni, si è rifatto una vita. "Lasciate le pecore", dice proprio così, ha riconvertito l'azienda zootecnica nei campi per la coltivazione di ortaggi e verdure. Una rivoluzione personale, la sua, che in paese coincide con la nascita dell'associazione Ortofrutta del Gennargentu, ventinove piccole aziende che lavorano la terra senza l'utilizzo di pesticidi e fertilizzanti chimici, con un occhio alla stagionalità dei prodotti e uno alla commercializzazione nel rispetto della filiera corta. "Abbiamo concluso un accordo con la sede nuorese di una catena di distribuzione e speriamo di chiudere altri contratti", spiega Cristoforo Coccollone, presidente del sodalizio.

LA RIVOLUZIONE - Un nuovo fronte dei contadini, un evento non secondario in un paese di antiche tradizioni pastorali dove - perlomeno fino a una ventina d'anni fa - la coltivazione dell'orto era giusto un'attività di contorno (come l'allevamento del maiale) per il sostegno dell'economia familiare. Tra i soci ci sono anche due trasformatori: un fornitore di mense scolastiche e il referente della grossa catena commerciale che acquista i prodotti fonnesi.

NIENTE PESTICIDI - "Abbiamo un marchio che rende riconoscibili i nostri prodotti e un disciplinare che vieta l'utilizzo di sostanze chimiche nella coltivazione e nella lavorazione delle ortive". Lattughe, fagiolini, zucchine, cipolle, mentre le patate - quelle di Fonni sono assai rinomate - saranno raccolte tra la fine dell'estate e l'autunno.

PATTO COL CONSUMATORE - "Il nostro è anche un impegno per la valorizzazione dei prodotti del territorio. La filiera corta - spiega il presidente del sodalizio di Fonni - garantisce la tracciabilità e rafforza la fiducia e la fedeltà del consumatore". È la resistenza alle logiche della globalizzazione, all'interesse delle multinazionali che, nel più piccolo paese della Sardegna come nella più grande città degli Stati Uniti o dell'Europa, puntano a demolire le tipicità locali e indirizzano i consumi verso pochissimi prodotti standard. Nell'Isola sono sparite così, per dire, decine di varietà di pere succosissime, di cipolle gustose, fagioli speciali, ciliegie minuscole che arrivavano nella loro stagione e venivano consumate in tutte le famiglie.

ALLARME SICCITÀ - L'associazione è destinata a crescere e ad accogliere nuovi iscritti. "Molti - puntualizza Coccollone - sono pastori che stanno guardando con interesse alla coltivazione delle ortive per diversificare la produzione aziendale". Meno male che c'è l'entusiasmo, perché i problemi non mancano. Uno è la penuria d'acqua che, dopo mesi di siccità, anche in cima al Gennargentu ha ridotto la portata delle sorgenti. E di sotto, nei campi coltivati, la sete pesa non poco. "A un certo punto abbiamo dovuto prendere una decisione: ridurre l'area da irrigare. Io, per esempio, ho lasciato perdere la metà di un ettaro coltivato a patate: serviva troppa acqua". I più hanno sistemi di irrigazione moderni, per ridurre al massimo gli sprechi. "Ma con questa siccità non basta".

LE VASCHE DI SOCCORSO - Per questo, spiega, "abbiamo già avviato le domande per l'irrigazione di soccorso". Sarebbe quel sistema di piccole vasche disseminate nell'agro, "che potrebbero prendere l'acqua dai bacini, come ad esempio il Govossai". Il nostro, aggiunge, "sarebbe pure un presidio antincendio, di controllo del territorio. È anche questa la missione di chi lavora in campagna, no?".

Piera Serusi

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