Antonello Mereu, a 11 anni dalla morte i genitori non si rassegnano: «Chi sa la verità, parli»
Prima l’incidente sul lavoro, poi l’indagine per omicidio e l’archiviazionePer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Undici anni dopo la tragica morte di Antonello Mereu, tutto ciò che resta è il dolore. La voce roca dei genitori Filomena Patteri e Gianni Mereu trasmette la stanchezza di chi non si è mai rassegnato, nonostante indifferenza, silenzi, indagini archiviate. In una lettera aperta un'invocazione: "Chi sa la verità, parli".
LA VICENDA – Un caso archiviato, ma la verità non c'è. Il 12 marzo 2014, Antonello Mereu, 24 anni, operaio di Dorgali, fu trovato agonizzante in una pozza di sangue in una cava di marmo di Orosei. Il giorno dopo morì in ospedale a Nuoro. Si parlò di tragico incidente: una verga metallica agganciata a un filo diamantato lo avrebbe colpito alla nuca. Ma nessuno vide nulla. Poi, quella ricostruzione si incrinò. Per alcune perizie e il Tribunale che procedeva per omicidio colposo, non si trattò più di un incidente, ma di delitto volontario: un oggetto appuntito lo avrebbe colpito alle spalle, mentre qualcuno lo teneva immobilizzato a terra.
L’APPELLO – I genitori però non accettano questa lettura e definiscono il cambio di imputazione "vergognoso". Per loro Antonello era senza nemici. «Nessuno aveva motivo», scrivono. «Non si può morire così, senza che nessuno si assuma la responsabilità. Nessuna verità, nessuna giustizia, solo silenzio. Solo archiviazioni. È un fallimento per la Procura, per il Tribunale, per la comunità».
Molti gli interrogativi ancora aperti, per i familiari c'è una verità ancora da raccontare. Forse un incidente, ma non lì: cos'è successo veramente quella mattina dalle 5 alle 6.30?
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