«L’ipotesi che il carcere venga svuotato e ristrutturato per ottenere una struttura destinata esclusivamente ai detenuti sottoposti al regime del 41-bis è concreta ed imminente. Se confermata, sarebbe una scelta gravissima per Nuoro e per l’intero territorio».

La presidente della Regione, Alessandra Todde, si mette nella scia della preoccupazione del vescovo di Nuoro, monsignor Antonello Mura, in relazione al carcere di Badu ’e Carros: stando a quanto trapelato il penitenziario barbaricino potrebbe essere svuotato per “accogliere” solo detenuti in regime di massima sicurezza. Mafiosi e terroristi, quindi, come i 92 destinati al braccio di imminente inaugurazione nel carcere di Uta. 

A Nuoro «non sarebbe un intervento temporaneo, ma una decisione strutturale, assunta senza alcun confronto con la Regione. Una punizione per una città, per un territorio e per un’isola che faticosamente stanno rialzando la testa».

Il 3 dicembre Todde ha scritto alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni per contestare il trasferimento in Sardegna di un numero elevato di detenuti al 41-bis, senza ottenere alcuna risposta. «Prima ancora avevo chiesto al ministro della Giustizia l’apertura di un confronto formale, che era stato garantito e poi disatteso. Non solo non mi sono state fornite risposte o rassicurazioni ma sono stata accusata di allarmismo».

La governatrice bolla come «inaccettabile che un intero carcere venga ristrutturato e destinato esclusivamente a questo regime, concentrando in Sardegna costi, rischi e carichi che ricadono sulle comunità locali. Sull’isola intera».

Un’isola «che sogna un riscatto con l’Einstein Telescope e che invece viene condannata senza appello alle infiltrazioni mafiose. La Sardegna ospita già il numero più alto di detenuti al 41-bis in rapporto alla popolazione, tutti non sardi. I sardi che sostengono questo Governo vogliono essere complici di questo abominio o alzare la loro voce per dire che è ora di finirla? L’insularità non può essere usata come la nostra condanna», conclude. 

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