Morto sullo yacht a Portisco, colpo di scena durante gli accertamenti: «Emissioni tossiche dal parco batterie»
Spunta un nuovo importante elemento per fare luce sulla morte del 21enne di Bacoli Giovanni MarchionniPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Colpo di scena durante l’accertamento tecnico non ripetibile disposto dalla pm Milena Aucone a bordo dello yacht Gravia, sotto sequestro nel porticciolo olbiese di Portisco.
Si tratta dell’imbarcazione sulla quale, l’8 agosto scorso, è stato trovato il corpo privo di vita del giovane di Bacoli Giovanni Marchionni.
Stando a indiscrezioni, dopo circa trenta minuti di funzionamento di tutti gli impianti dello yacht, dal parco batterie dell’imbarcazione è iniziato a uscire monossido di carbonio.
Sempre stando a indiscrezioni, le emissioni sarebbero avvenute in quantità superiori alle soglie massime tollerate dalla legge.
Erano presenti sulla imbarcazione i consulenti della Procura di Tempio e quelli delle parti (per l’armatrice, non indagata, Anna Di Luggo, e per i familiari della vittima).
Rispetto alla settimana scorsa le verifiche tecniche sono avvenute con tutti gli impianti dello yacht in funzione e soprattutto con le batterie collegate alla rete elettrica del porticciolo.
Con i consulenti c’erano anche gli avvocati Giampaolo Murrighile e Sebastiano Giaquinto, per l’armatrice, Gabriele Satta e Maurizio Capozzo, legali dei Marchionni.
Il decesso del ragazzo di 21 anni ancora non trova una spiegazione. Il dato di oggi non può essere considerato la soluzione del caso, ma è un elemento importante.
L’avvocato Gabriele Satta, legale dei familiari della giovane vittima, ha commentato: «Abbiamo un importante indizio, ora attendiamo la comparazione con l’esito degli esami tossicologici in corso». Le indagini proseguono con un nuovo rilevante fatto.