Si rovesciavano a terra sin dall’età di dodici anni. Il tappeto dove rivoltarsi reciprocamente con le spalle sul “tatami” era quello dello Judo e del Salso, le loro discipline marziali preferite. Amici per la pelle in quella che allora era ancora Leningrado, poi trasformata in San Pietroburgo. Corrono i primi anni cinquanta quando i due fratelli Rotenberg, Arkady e Boris, incontrano un loro coetaneo, timido e riservato, Vladimir Putin. Il più grande dei due fratelli, Arkady, classe 1951, non ci mette molto a stringere un rapporto strettissimo con il suo quasi coetaneo, il futuro Zar di Russia, classe 1952. Praticano il “sambo”, sport marziale nato nell’allora Unione Sovietica, come fosse un credo religioso: 'autodifesa senza armi'. L’esatto contrario della storia di oggi.

Dossier dacia sarda

Per ricostruire il dossier della “dacia” in terra sarda, nell’eremo segreto di Punta Capaccia a Porto Cervo, per mettere insieme ambizioni e desideri comuni dei tre ragazzi, bisogna fare un salto nel passato per ricongiungere rapporti e frequentazioni, affari e legami nella storia di quei ragazzi destinati a fare carriera. I due fratelli Rotenberg si soffermano per un po’ nello sport, sino a farne trampolino di lancio per professione e, poi, affari, tanti affari. Vladimir, invece, professa la sua indole buttandosi a capofitto prima nei servizi segreti e, poi, in politica. Tra loro c’è un tacito e segreto accordo: Putin si occuperà degli affari di Stato, loro, i Rotenberg, degli affari privati. E’ difficile anche solo pensare che abbiano messo qualcosa nero su bianco, impossibile ipotizzare che i tre abbiano un qualche patto siglato dal notaio con il quale disciplinare il loro “fortissimo” rapporto di amicizia.

Patto di sangue

Di certo tra i tre c’è un patto di sangue che vale molto di più di un qualsiasi contratto notarile. Nessuno, però, ha mai osato dire esplicitamente quello che pensava di quel triangolo d’amicizia, politica e affari. Nel 2014, dopo l’invasione della Crimea, sia l'Unione Europea che il governo degli Stati Uniti d’America elevarono sanzioni pesantissime contro Arkady Rotenberg, il più grande dei due fratelli, l’unico con il passaporto russo. Gli Usa di Barack Hussein Obama, non avendo particolari vincoli patriottici, sottoposero a sanzioni anche il più giovane dei due fratelli, Boris, classe 1957. Il dipartimento di Stato americano nel provvedimento lo scrisse senza mezzi termini: "I fratelli Rotenberg, Arkady e Boris, hanno accumulato enormi quantità di ricchezza durante gli anni del governo di Putin". Sotto accusa ci sono i contratti diretti dell’amministrazione russa agli amici dello Zar, inclusi circa 7 miliardi di dollari per la costruzione degli impianti sportivi per i giochi olimpici di Sochi. L’atto di accusa americano, però, non scrisse mai esplicitamente il retro-pensiero dei servizi segreti degli Stati Uniti. Il documento si limitò a raccontare che i due fratelli agivano “per o per conto di... un alto funzionario" della Federazione Russa.

I soldi del Cremlino

In realtà i report dalle stanze blindate del Cremlino facevano registrare un flusso di denaro senza precedenti verso le società, in chiaro e in oscuro, dei fratelli di Judo, gli stessi a cui i documenti riconducono la villa esclusiva e fantasma nel proscenio della Costa Smeralda. Basti un dato: nel 2013, poco prima delle sanzioni americane ed europee, una delle compagini societarie di Arkady Rotenberg ha ricevuto commesse statali governative per la costruzione di un gasdotto tra la Russia e l’Europa dalla cifra stratosferica di 40 miliardi di dollari.

Il sistema Rotenberg

Secondo gli archivi di Mossack Fonseca, il famoso studio di commercialisti di Panama svuotato di tutti i documenti con lo scandalo Panama Papers, due delle società ombra, e probabilmente tutte e tre, erano controllate da Arkady Rotenberg, il compagno di Judo di Vladimir Putin. E sono proprio quei documenti del Panama Papers ad attenzionare i rapporti segretissimi tra Vladimir Putin e i due fratelli Rotenberg, ritenuti, tra gli oligarchi, quelli più vicini e più collegati allo Zar di Russia. A rompere gli indugi ci pensa Alexey Navalny, il blogger anticorruzione a capo dell’opposizione extraparlamentare russa.

Video choc

Senza troppi preamboli pubblica su Youtube, scatenando in meno di un anno più di 120 milioni di visualizzazioni, un video choc con il quale accusa direttamente Vladimir Putin di essersi fatto costruire in Crimea un castello posato sulla costa estrema del Mar Nero, una dacia vista mare da mille e una notte. Il video di quella villa con lo sguardo rivolto verso il mare scatena una sollevazione sui social, tanto che è lo stesso Putin a dover intervenire: non è mia quella dacia sul mar Nero. Non soffoca i dubbi, anzi li alimenta, la confessione del suo compagno di Judo, Arkady Rotenberg, il quale dichiarando la proprietà di quel palazzo, tenta di spostare la canna del fucile su di se ottenendo, però, l’effetto contrario. Per tutto il mondo quella reggia è ormai di Vladimir Putin. Navalny viene avvelenato, si salva, ma ora è chiuso nelle patrie galere dello Zar.

Il fantasma di Porto Cervo

A Porto Cervo, invece, regna il silenzio. Su quella esclusiva villa fantasma, bunker sotto ogni punto di vista, nascosta da qualsiasi osservazione terrestre tra i graniti rosa di Punta Capaccia, si posa un’ombra lunga sulla proprietà tanto segreta quanto oscura. La ricostruzione dei passaggi di proprietà, i documenti incrociati tra quelli del Consorzio internazionale di giornalismo investigativo e dello stesso centro studi di Navalny, appone un sigillo allo nostra inchiesta: quel castello nascosto nella punta estrema di Romazzino, tra il verde di prati fattisi tetti, è direttamente collegato alla famiglia Rotenberg, i fratelli ombra di Vladimir Putin.

I segreti sardi a Cipro

Le circostanze sono scandite dal documento che abbiamo prelevato direttamente CYPRUS CORPORATE REGISTRY, il database di quello che non si dichiara paradiso fiscale ma che, in realtà, lo è a tutti gli effetti, a partire dai codici di segretezza utilizzati per coprire capitali miliardari, società oscure e nomi eccellenti. Per capire dove è nascosta la proprietà della villa immersa nel mare turchese di Porto Cervo bisogna ricostruire i legami diretti tra Cipro e la famiglia Rotenberg. Tutti gli offshore dei fratelli di Judo sono “affidati” a segretari e direttori ciprioti. Soggetti di fatto nominali, coperture dei reali proprietari di immobili e immensi patrimoni. Tutte queste società, tra le quali la Ferimod investments, sono ideate dallo studio legale cipriota Kinanis LLC , dai suoi dipendenti e dai loro più stretti parenti. Per rintracciare i proprietari della villa che fu del magnate Carlo de Benedetti, arrampicata e secretata sulla punta estrema di Capo Capaccia a Porto Cervo, bisogna metter mano a incroci familiari e societari degni di un vero e proprio intrigo internazionale. Del resto la dacia sarda intestata alla società di Cipro risente della prima ondata di sequestri e sanzioni del 2014. L’eccesso di complicazione societaria nasce dal tentativo, sinora riuscito, di mettere al sicuro la principesca residenza di Porto Cervo. Tentativo che non è riuscito sulla stessa via d’accesso di Romazzino all’altro oligarca Alisher Usmanov che delle tre ville da sfarzo inaudito, al confine con l’eremo segreto dei compagni di giochi di Putin, non ne ha più nemmeno una, tutte e tre congelate dallo Stato italiano.

I segreti di Punta Capaccia

Che la villa “fantasma” di Porto Cervo sia riconducibile al “sistema Rotenberg” lo si deduce da un nome su tutti, quello di Eleni P. Kinani, di fatto l’amministratore delegato della società che ha registrato nei propri patrimoni proprio la villa segreta. Si tratta nientemeno che della sorella di Christos Kinanis, il fondatore dello studio che dal 2003 segue tutte le pratiche societarie dei “trust” mondiali dei Rotenberg. Sono loro che si occupano di tutte le operazioni di famiglia: aviazione e navigazione, servizi finanziari, migrazione, immobili, tribunali, fiscalità, trust e persino - gioco d'azzardo a distanza. Per registrare le società di Rotenberg usano una pletora di parenti e dipendenti messi al servizio della segretezza delle proprietà, compresa quella che si affaccia sul mare turchese della Costa Smeralda. Dietro queste operazioni i servizi di intelligence registrano persino la compromissione di un ministro del governo cipriota che avrebbe operato per bloccare ogni indagine sullo studio dei Rotenberg. Sulla villa di Porto Cervo intanto si addensano nuove rivelazioni, compresa l’ipotesi tutt’altro che remota di tunnel sotterranei scavati nella roccia direttamente connessa con il mare. Nella dacia russa si allunga sempre di più l’ombra potente di Vladimir Putin, dal Mar Nero a alla Costa Smeralda.

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