Si accende lo scontro sulla sanità in Sardegna dopo la delibera sulla realizzazione dei nuovi ospedali e le dichiarazioni rilasciate oggi dall’assessore Carlo Doria, secondo cui «non ha senso investire sul Brtozu».

«L’ultima delibera – attacca il capogruppo dei Progressisti in Consiglio regionale Francesco Agus – è un crimine contro la salute pubblica, un atto ostile contro pazienti e personale. Mai lette tante cialtronerie come quelle contenute nelle ultime dichiarazioni dell’assessore a poche ore dalla sua fuga dal confronto con i sindacati in manifestazione sotto il suo assessorato».

La delibera, incalza l'esponente d’opposizione, «paralizzerà gli investimenti già programmati per ripartire da zero, come confermato dalle parole dello stesso Doria. E porterà a perdere risorse, a far decadere gli ospedali esistenti e rendere sempre più difficile la cura dei pazienti».

Ancora: «In attesa di costruire nuove cattedrali sanitarie oggi nemmeno abbozzate, i sardi sono costretti a rinunciare alle cure o a curarsi nelle strutture del continente. I pronto soccorso chiudono, medici e infermieri non valorizzati fuggono».

Agus non crede ai tempi «rapidi» promessi dalla Giunta, «la realtà dei fatti dimostra come tutta la spesa nelle loro mani sia inesorabilmente ferma. E lo dicono anche i tempi della stessa delibera: tre anni per scrivere quattro fogli di intenzioni sterili, affidando la competenza all’Ares, che oggi non può nemmeno deliberare efficacemente perché priva di una figura apicale, il direttore sanitario».

Agus denuncia poi la situazione di una sanità che «cade a pezzi», i trapianti, l’oncologia, il microcitemico e annuncia la richiesta di un dibattito urgente su questi temi in Consiglio regionale.

LE PAROLE DELL’ASSESSORE

Carlo Doria oggi, parlando della delibera, ha detto che «i tempi e i soldi per realizzare i nuovi ospedali ci sono, bisogna solo individuare le aree». Se possibile «pubbliche, per evitare di perdere tempo dietro ad acquisti o espropri».

«Gli ospedali che abbiamo individuato – ha aggiunto l’assessore – sono necessari, servono per dare ai cittadini una sanità moderna ed efficiente». Anche i fondi ci sono, ora «bisogna subito partire con le conferenze dei servizi e individuare le aree idonee, entro i primi di agosto dovremmo consegnare gli studi di fattibilità, poi partirà la fase dei bandi di progettazione».

Infine, sul Brotzu di Cagliari: «Tutti gli appalti vanno rimodulati, cioè bloccati e rivisti», compresi quelli «già avviati nell’ambito del progetto che prevede una nuova piastra tecnologica». Perché «non c’è ragione di fare investimenti su una struttura che sarebbe destinata ad altro».

LA MANIFESTAZIONE

Oggi sindacati, medici, infermieri, oss e persino specializzandi in camice sono andati a protestare davanti all'assessorato regionale della Sanità. anche la Sardegna ha aderito alla mobilitazione che ha coinvolto 39 piazze in tutta Italia. 

I principali temi denunciati: pazienti costretti ad andare dalla guardia medica per una ricetta perché non c'è il pediatra, pochi posti letto, pochi infermieri e medici, una radioterapia che costringe i pazienti a percorrere 200 chilometri o addirittura a prendere l'aereo.

«Assessore - è stato urlato al megafono - chiediamo alla Regione uno scatto di dignità».

«Gli studi scientifici - spiega Fabrizio Anedda, coordinatore regionale Nursind - dicono che il rapporto giusto tra pazienti e infermieri è di uno a sei. In Sardegna siamo mediamente a uno su tredici. E a volte si arriva anche a uno su venti. È una situazione che non può che riflettersi sulle percentuali di mortalità».

«La situazione della sanità pubblica in Sardegna è a livello di allarme rosso, su tutti i fronti - le parole di Fausto Durante, segretario regionale della Cgil -. Liste d'attesa con tempi infiniti, ospedali e presidi sanitari sguarniti di mezzi e personale, interventi chirurgici programmati e rinviati quasi senza preavviso, piani di riorganizzazione annunciati e mai realizzati, utenti e pazienti privi di certezze e continuità nell'assistenza e nelle prestazioni: il diritto alla salute e all'accesso alle cure non è garantito. Siamo al fallimento della politica regionale sulla sanità e della gestione delle aziende sanitarie».

(Unioneonline/L)

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