Dimenticati e lasciati a terra da un volo Ryanair. Questa la disavventura capitata a cinque sardi, di cui due gravemente disabili, lo scorso 20 luglio all’aeroporto di Bologna.

“Mio figlio di 9 anni, ipovedente e con una paralisi cerebrale- riferisce Pasqualino Usai, sassarese - aveva fatto degli esami all’ospedale Rizzoli”.

Conclusa la visita i tre, inclusa la madre di Antonio, nome di fantasia del piccolo, si recano al Guglielmo Marconi dove vengono accompagnati nella saletta riservata a coloro che hanno bisogno dell’imbarco assistito, i cosiddetti Pmr, persone a mobilità ridotta. Qui si trova anche Maria Caterina Fadda, 67 anni di Codrongianos, cardiopatica e non in grado di camminare, accompagnata dal marito.

Il volo per loro, direzione Alghero, è previsto alle 23 ma qui succede l’imprevisto. “Hanno imbarcato tutti tranne noi- dice Fadda- e quando l’hanno fatto era troppo tardi”.

Perché, trasportati con la navetta fin sotto l’aereo, si vedono respinti dal pilota, con il velivolo dai portelloni già chiusi e le scalette ritirate. “Poi ci fanno attendere oltre due ore e mezza- dichiara Usai- in una stanza senza condizionatore. Mio figlio era stremato e terrorizzato dai rumori dell’aeroporto”.

A questo punto chiedono a un agente di polizia di trascrivere in una nota di servizio cosa stava capitando loro. Soltanto alle 2 e 20 del mattino un taxi li porta in albergo e li riconduce alle 7.30 al Marconi in vista del volo delle 9.50. “Ed è successa la stessa cosa, si sono scordati ancora di noi”.

Anche stavolta vengono imbarcati tutti i passeggeri, addirittura i pmr diretti a Crotone 20 minuti dopo, tutti tranne loro.

In questa occasione però protestano con il personale che si rende conto dell’errore e li trasporta di corsa sotto l’aereo, di nuovo chiuso e pronto al decollo.

“Ma alla fine ci hanno fatto salire, dicendo che ci stavano aspettando”. La conclusione “felice” della disavventura non placa però la rabbia delle sue vittime.

“Farò denuncia- afferma la signora- ho già contattato un avvocato”. “Anche noi- aggiunge Pasqualino Usai- non ci interessa il risarcimento, non abbiamo bisogno dei loro soldi. Ma tutti devono sapere come trattano i disabili”.  

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LA NOTA DI RYANAIR:

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