Le indagini degli investigatori della Squadra Mobile si stanno concentrando sulle ultime ore di vita di Manuela Murgia, la sedicenne trovata morta il 5 febbraio del 1995 nel canyon di Tuvixeddu. Gli accertamenti investigativi si sono divisi in due attività: da una parte le verifiche della Polizia Scientifica sugli indumenti, a caccia di elementi biologici utili per l’estrazione dei Dna; dall’altra l’esame di vari testimoni già sentiti all’epoca del ritrovamento del corpo e che potrebbero riferire, ora a distanza di anni, notizie utili a capire cosa abbia fatto la giovane prima di essere trovata morta.

La manifestazione dei familiari
La manifestazione dei familiari
La manifestazione dei familiari

L’appello della famiglia

«Parlate». È l’appello lanciato dalla famiglia della sedicenne (assistita dai legali Giulia Lai e Bachisio Mele), nella pagina social “Giustizia per Manuela Murgia”. «Parlate prima che sia troppo tardi. Perché dentro di voi… già state parlando», si legge in un lungo post pubblicato su internet, «La voce vi scava da dentro. Non è la nostra. È la sua. È Manuela. Che non vi lascia dormire. Che bussa al centro del vostro petto ogni volta che chiudete gli occhi».

Manuela Murgia
Manuela Murgia
Manuela Murgia

I familiari si rivolgono direttamente a chi, la sera della morte della giovane, si trovava assieme alla sedicenne. La foto è eloquente, tre persone che portano il corpo di Manuela. «Lo avete fatto. Mi avete guardata. Mi conoscevate. Mi avete tradita», prosegue il testo. «Le urla spezzate. Le mani che tremavano. Non eri solo. E tu lo sai. Lo senti anche adesso. Quel respiro accanto a te, mentre leggi, non è il vento. È la memoria che ti mastica vivo. Ricordi quel pertugio a destra del cancello? Certo che lo ricordi. Quella notte non era buio abbastanza per nascondere il male che vi siete portati dietro. Lo avete infilato nel cofano. L’avete chiuso con Manuela. L’avete trascinata. Avete sentito il peso del suo corpo che ancora reagiva. Avete capito che era viva. Eppure, avete continuato. Avete scelto. E ora la vostra mente è il vero luogo del delitto». 

Francesco Pinna

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