Maria Grazia Lai, ultima figlia dei Devilla d’Aritzo: «La verità dal Dna, così ho scoperto chi era mio padre»
L’infanzia in orfanotrofio: «Oggi a settant’anni sono serena, non provo rancore o rabbia nei confronti di chi ha taciuto»(foto simbolo)
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Alla fine la verità gliel'hanno rivelata i morti. Non la madre che l'ha partorita, non i parenti, non le suore dell'orfanotrofio di Cagliari dov'è cresciuta con le coetanee senza famiglia. Maria Grazia Lai, nata a Cagliari nel febbraio 1955, è figlia di Giuseppe Luigi Devilla, nato ad Aritzo nel 1879 e qui morto all'età di 78 anni nel 1957, due anni dopo ch'era venuta al mondo quella bambina concepita fuori dal matrimonio e mai riconosciuta.
Il vecchio patriarca
Sta tutta dentro le date della biografia di quest'uomo, l'origine della storia che arriva dalla Sardegna di metà Novecento. L'età di un vecchio patriarca con un cognome importante e un patrimonio di terre fertili e di servi. Uno di quei notabili, già medico e sindaco del paese, a cui nessuno poteva dire no, nemmeno le donne a servizio in casa, nubili o sposate non fa differenza, potevano salvarsi solo quelle con un padrone rispettoso e degno. «Ho settant'anni e ho trascorso una vita intera a chiedermi chi fosse realmente mio padre, ma la verità mi è stata sempre negata. Per questo sono stata costretta a cercarla da sola facendo ricorso al Tribunale di Cagliari».
I frammenti ossei
Poche note messe per iscritto, nessuna intervista e nessuna fotografia a corredo della sua storia. Lo scorso giugno, dopo tre anni in giudizio, Maria Grazia Lai Devilla, artigiana con casa e famiglia nell'hinterland di Cagliari, ha finalmente ottenuto il riconoscimento giudiziale di filiazione. Il collegio presieduto da Giorgio Latti ha stabilito che lei è sangue del sangue di Giuseppe Luigi Devilla. Nessun dubbio, grazie al referto della perizia genetico forense che ha stabilito, scrive il giudice nel dispositivo della sentenza, «il valore della attribuzione della paternità biologica del 99.9999%. (novantanove/999 per cento)». Un accertamento eseguito sui resti dell'uomo, pochi frammenti ossei dai quali è stato raccolto il materiale genetico poi confrontato con quello della presunta figlia.
Un mistero da risolvere
È stata dunque necessaria la riesumazione della salma. «Resti di quasi settant'anni che hanno comportato non poche difficoltà nell'esecuzione della perizia», spiegano i legali della donna, Luca Picasso e Walter Trincas. «Sono stati necessari numerosi esami su diversi frammenti, ma alla fine abbiamo potuto dimostrare il rapporto padre-figlia». Una conferma che ha risolto quello che l'avvocato Picasso ha definito «un enigma».
Le mezze verità
Maria Grazia Lai aveva avuto sentore fin da ragazzina che le sue origini dovevano essere dentro l'abitazione dei Devilla, la grande casa di Aritzo col cortile interno e i balconi in legno di castagno (oggi patrimonio del Comune) dove sua madre era a servizio. Di tanto in tanto la mamma la portava in paese, cosicché lei raccoglieva voci, ascoltava parole sussurrate, intuiva verità non dette. «Ho sofferto in silenzio, è stato un dolore di cui nessuno della mia famiglia ha voluto o saputo tener conto», scrive nella nota affidata ai legali. «Sono riuscita a costruirmi una famiglia mia e a crearmi un'attività, ma quella cappa di mistero e di silenzi ha condizionato la mia vita. Fin da bambina non c'è stato un solo giorno in cui non abbia sognato di conoscere le mie radici».
Il colpo di scena
Si è decisa nel 2004, aveva quasi cinquant'anni. Si è rivolta agli avvocati Picasso e Trincas e ha intentato una causa civile per il riconoscimento giudiziale di paternità, convinta che suo padre fosse Sebastiano Bachisio Michele Basilio Devilla, morto a Roma nel 1962. Era, costui, il penultimo dei cinque figli di Giuseppe Luigi, certamente più vicino, per età, alla madre di Maria Grazia. Riesumati i resti, ed eseguito l'esame genetico, il colpo di scena. Le corrispondenze del Dna dicevano che lei e Sebastiano condividevano lo stesso genitore biologico, dunque erano fratello e sorella. Era una Devilla, e a quel punto la verità era evidente. Tuttavia è stato necessario un secondo processo, un'altra riesumazione e nuovi esami genetici. Maria Grazia Devilla Lai ha chiesto l'annotazione del cognome del padre accanto a quello della madre. «Adesso che finalmente conosco la verità sono serena e non provo rancore o rabbia nei confronti di chi ha taciuto. Vorrei solo che la mia famiglia mi riconoscesse, accogliendomi come una dei Devilla. L'ultima, dei figli di Giuseppe Luigi, ancora in vita».