Il caso di Manuela Murgia: «Gli atti del fascicolo svaniti nel nulla»
La denuncia degli avvocati deli familiari della 16enne trovata morta nel 1995, che combattono per la riapertura dell’inchiesta convinti che non sia stato un suicidio«Nel fascicolo del caso di Manuela mancano documenti e né la Procura né la Questura sono in grado di dire dove siano finiti».
Lo sostiene l'avvocata Giulia Lai, che insieme al collega Bachisio Mele rappresenta la famiglia di Manuela Murgia, la ragazza di 16 anni trovata morta il 5 febbraio 1995 nel canyon di Tuvixeddu a Cagliari.
Un caso archiviato all'epoca come suicidio, tesi a cui la famiglia non ha però mai creduto: per suoi cari Manuela è stata uccisa.
Gli avvocati avevano dunque presentato istanza per la riapertura dell'inchiesta, ma ad agosto la richiesta è stata respinta. Adesso, anche alla luce della presunta scomparsa in Tribunale a Cagliari dei documenti dell'inchiesta che ha portato, da innocente, al suicidio in carcere di Aldo Scardella, i familiari di Manuela e gli avvocati segnalano il loro caso.
«Ciò che mi è apparso sin da subito anomalo, quando nell'ottobre del 2023 feci la prima istanza di accesso agli atti - racconta all'ANSA l'avvocata Lai - è che non vi erano nel fascicolo di indagine tutta una serie di documenti che necessariamente erano stati redatti, come i verbali delle perquisizioni e di sequestro nonché di soggetti sentiti a sommarie informazioni all'epoca dei fatti». «Pertanto – prosegue Lai – feci una specifica istanza chiedendo sia alla Procura che alla Questura di fornire l'intero fascicolo nonché i corpi del reato, a partire dagli indumenti della vittima, e le cose sequestrate, come il diario e gli oggetti trovati nel luogo di ritrovamento del cadavere. Purtroppo però, il riscontro non è stato positivo e nè la Procura nè la Questura è in grado di dire dove siano finiti».
Nella risposta all'istanza la Procura ha sottolineato che gli «indumenti indossati dalla vittima, non risultando in atti alcun dato specifico, appare assai probabile che siano stati custoditi per qualche tempo» e in seguito «siano andati dispersi, ovvero ne sia stata in in qualche modo autorizzata la distruzione».
Quanto agli atti riferiti alla persona indagata, «non si è in grado di aggiungere alcunché rispetto a quanto risulta dal fascicolo così come recuperato dall'archivio».
(Unioneonline)