Il mistero delle carte sul caso Scardella sparite dal Tribunale di Cagliari, Nordio: «Verifichiamo»
Il giovane, incarcerato ingiustamente per una sanguinosa rapina, si tolse la vita in carcere. Dall’indagine interna emerge che dal Palazzo di Giustizia sono svaniti, perché distrutti, anche altri faldoni: accertamenti in corsoPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Gli atti dell’inchiesta che avevano portato al suicidio in carcere di Aldo Scardella, da innocente, sono scomparsi dal Tribunale di Cagliari. Il caso è finito all’attenzione del ministro della Giustizia, Carlo Nordio che in risposta a un’interrogazione del deputato Roberto Giachetti ricostruisce una vicenda che fa emergere più di un pasticcio nella gestione dei documenti d’archivio del palazzo di piazza Repubblica.
La ferita si è riaperta il 9 novembre 2023 quando Cristiano Scardella, fratello di Aldo, assistito dagli avvocati Silvia Marzot e Mauro Trogu, aveva richiesto l’accesso agli atti alla Procura in merito all'arresto, alla cattura, alle indagini e alla morte per suicidio di suo fratello Aldo, avvenuta nel carcere di Buoncammino di Cagliari il 2 luglio 1986. Il giovane era stato accusato della sanguinosa rapina al Bevimarket: venne ucciso il titolare, Giovanni Pisanu. Un errore giudiziario, era emerso nel 1996: per quel delitto furono condannati altri, con sentenza confermata nel 2002.
Cristiano Scardella voleva entrare in possesso delle carte. Una prima parte del faldone è stata visionata dall’avvocato Trugu a dicembre del 2023. ma quando nel febbraio successivo è tornato per acquisire tutti i documenti, ecco la sorpresa: il fascicolo su Aldo Scardella era sparito.
Giachetti ha sollevato il caso. Nei giorni scorsi è arrivata la risposta di Nordio, che riprende una relazione del procuratore della Repubblica:
«Nella primavera del 2024, la responsabile della sezione penale della Procura (ufficio di segreteria incaricato, di regola, di curare la visione e il rilascio delle copie agli avvocati) e il legale di Cristiano Scardella, avvocato Mauro Trogu, hanno informato il sottoscritto che gli atti non si trovavano più. In particolare, quegli atti erano stati già visionati nel dicembre 2023 dall'avvocato Trogu, il quale si era riservato di tornare per completare la visione e l'acquisizione delle copie ma, una volta tornato nel mese di marzo 2024, non erano stati più rinvenuti».
Pare che gli atti, composti di diversi faldoni, fossero «stati lasciati provvisoriamente in un locale al terzo piano della Procura, abitualmente destinato ad archivio provvisorio, a disposizione del legale, in attesa che facesse ritorno. Gli atti di interesse, relativi alle indagini degli anni ’80, tuttavia, non erano stati più rinvenuti. La funzionaria non era in grado di precisare se tali atti fossero contenuti in un sesto, separato faldone, o fossero inseriti in uno dei cinque rimasti».
Le ricerche non hanno dato esito. Quindi il Procuratore «ha disposto per iscritto di effettuare nuove e approfondite ricerche estese anche a tutti gli archivi e, in caso di mancato rinvenimento, di procedere alla ricostruzione degli atti, previe ricerche anche presso gli uffici di polizia giudiziaria».
Intanto è emerso che «a marzo 2024 una ditta esterna, su incarico della Corte d’Appello, a seguito di scarto ha provveduto allo smaltimento di vecchi atti giudiziari. Tuttavia, per errore, la ditta provvedeva a prelevare e avviare alla distruzione atti della Procura della Repubblica, custoditi in un archivio situato al piano terra del palazzo e in uso a diversi uffici giudiziari. In particolare, si trattava di procedimenti penali da lungo tempo definiti e risalenti agli anni 1996/1997. Di tale attività di smaltimento — in relazione alla quale sono in corso accertamenti — la Procura non era informata».
Nella relazione viene sottolineato che, nonostante la coincidenza temporale, gli atti di Scardella erano da tutt’altra parte, «quindi, un collegamento tra i due fatti deve ritenersi allo stato meramente ipotetico e sembrerebbe anzi da escludere».
La sparizione dei documenti sul caso Scardella e di quelli che non dovevano essere smaltiti «sono tuttora oggetto di approfonditi accertamenti».
Nordio fa sapere che «ad ogni buon conto, sarà cura di questo dicastero monitorare doverosamente gli sviluppi della vicenda e assumere, se del caso, laddove dovessero emergere condotte suscettibili di rilevo disciplinare, le opportune iniziative nell'esercizio dei poteri riconosciuti dalla legge».
Enrico Fresu