A 80 anni dalla morte il ricordo di “Sardo”, il partigiano di Mandas
Il giovane Pasqualino Secchi morì in terra veneta sotto il fuoco tedesco. Nel suo paese l’omaggio della comunità al combattentePer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Nel ricordo di Pasqualino Secchi, antifascista e partigiano, nato a Mandas il 12 aprile del 1925 e morto a Farra d’Alpago, nel bellunese, il 31 agosto del 1944. Pasqualino Secchi, inquadrato nella Brigata “Fratelli Bandiera”, Divisione Garibaldi “Nino Nannetti”, è vittima, insieme ad altri quattro combattenti per la libertà, del fuoco tedesco. Un agguato in terra veneta. I partigiani della “Garibaldi” scendono a valle e vengono sorpresi dai nazisti che uccidono anche un ragazzo di 13 anni. Mandas non vuole dimenticare il sacrificio di Pasqualino Secchi, nome di battaglia “Sardo”.
A 80 anni dalla scomparsa, sabato 31 agosto, la sua comunità gli rende omaggio grazie anche agli slanci e alle ricerche del pronipote Carlo Raccis, che continua a tenere vive memorie familiari e collettive. A partire dalle 10 un’intensa giornata dedicata a “Sardo” tra il cimitero, l’ex Convento, il monumento ai caduti, la chiesa parrocchiale (dove alle 19 verrà celebrata una messa). Nel cortile della casa, in via Vittorio Veneto, in cui il partigiano è vissuto, sarà scoperta una lapide alla base del leccio che lo stesso Pasqualino piantò prima di imbarcarsi sulle unità della Regia Marina Militare.
Con la divisa affronta una vita nuova. Quando è a bordo del cacciatorpediniere “Zeno” lo raggiunge la notizia dell’armistizio di Cassibile. È l’otto settembre, la resa e il caos per l’Italia. Un quadro ben descritto da Beppe Fenoglio che ha raccontato l'8 settembre del 1943 dal punto di vista di un soldato: «E poi nemmeno l'ordine hanno saputo darci. Di ordini ne è arrivato un fottio, ma uno diverso dall'altro, o contrario. Resistere ai tedeschi - non sparare sui tedeschi - non lasciarsi disarmare dai tedeschi - uccidere i tedeschi - autodisarmarsi - non cedere le armi».
Roma viene abbandonata dal capo del governo Pietro Badoglio e dal re Vittorio Emanuele II. Pasqualino Secchi si rifugia in Friuli a Monfalcone, nel convento delle Suore di Nostra Signora della Mercede, dove si trova da tempo la sorella maggiore, suor Maria. Di fronte al pericolo di perquisizioni delle forze armate nazifasciste, per la paura di mettere a repentaglio la vita delle stesse religiose, si sposta in Veneto dove si unisce alla lotta partigiana con lo stesso coraggio del nonno garibaldino che non si era mai sottratto alle sue responsabilità. Muore 19enne ai piedi dell’Altopiano del Cansiglio dove ora c’è una lapide che ci dice quanto sia stata breve ed esemplare la vita di “Sardo”, il partigiano di Mandas.