Nei mesi della ripresa economica post-emergenza, l’inflazione continua a galoppare in tutto il mondo: a novembre 2021 nell'area Ocse (che comprende tra Europa, America centro e nordoccidentale e Oceania i 38 Paesi più sviluppati a economia di mercato) è salita al 5,8%, crescendo di 0,6 punti rispetto al mese precedente. Si tratta del dato più alto da maggio 1996.

Il Paese che più ha dovuto far fronte al fenomeno del carovita – ha spiegato l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico – sono gli Stati Uniti, dove l’aumento dei prezzi su base annua è passato dal 6,2% di ottobre al 6,8% di novembre dello scorso anno. È il tasso più alto dal giugno 1982. Un problema che ha minato la popolarità del presidente Joe Biden e il suo programma di riforme economiche.

Anche nell'Area Euro l'inflazione è cresciuta in maniera rilevante e ha raggiunto il 4,9% a novembre dal 4,1% di ottobre, mentre a novembre 2020 era a -0,3%.

Leggermente sotto la media europea l’Italia: secondo l’Istat, nel nostro Paese a novembre il dato ha sfiorato il 3,8%, con un aumento dello 0,7% su base mensile e del 3,8% su base annua.

Alla base del fenomeno la corsa dei prezzi dell'energia, aumentati del 27,7% su base annua, più di tre punti percentuali in su rispetto a ottobre (24,3%): non cresceva così tanto da giugno 1980. Per quanto riguarda i generi alimentari, nell'area Ocse i prezzi sono saliti del 5,5% a novembre, contro il 4,6% di ottobre. Escludendo i prodotti alimentari e i beni energetici, l'incremento dell'inflazione annua è stato più moderato, al 3,8%, rispetto al 3,5% registrato a ottobre.

(Unioneonline/F)

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