Cgia: «Sardegna regione più penalizzata dai dazi Usa»
Secondo le stime le tariffe americane andranno a colpire soprattutto l’Isola e gli altri territori del Sud con export poco “diversificato”Per restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
«Dal 1 agosto dazi al 30% per i Paesi dell’Unione Europea». L’annuncio del presidente Usa Donald Trump fa tremare le economie delle nazioni del Vecchio Continente, Italia compresa.
E, in base alle prime stime, a pagare le conseguenze delle nuove tariffe annunciate dal leader di Washington saranno soprattutto le regioni del Mezzogiorno, in particolare la Sardegna.
Secondo Cgia, l’Associazione Artigiani e Piccole Imprese di Mestre, i dazi Usa potrebbero infatti penalizzare sopratutto l'export del Sud Italia che, a differenza del resto del Paese, ha una bassa diversificazione dei prodotti venduti nei mercati esteri.
Pertanto, se dopo l'acciaio, l'alluminio e i loro derivati, gli autoveicoli e la componentistica auto gli Usa - e, a catena, altri Paesi del mondo - decidessero di innalzare le barriere commerciali anche ad altri beni, gli effetti negativi per il nostro sistema produttivo potrebbero abbattersi maggiormente nei territori dove la dimensione economica dell'export è fortemente condizionata da pochi settori merceologici.
Come detto, secondo lo studio Cgia la regione che a livello nazionale presenta l'indice di diversificazione peggiore è la Sardegna (95,6%), dove domina l'export dei prodotti derivanti della raffinazione del petrolio.
Seguono il Molise (86,9%) - caratterizzato da un peso particolarmente elevato della vendita dei prodotti chimici/materie plastiche e gomma, autoveicoli e prodotti da forno - e la Sicilia (85%), che ha una forte vocazione nella raffinazione dei prodotti petroliferi.
Solo la Puglia presenta un livello di diversificazione elevato (49,8%) e la colloca al terzo posto a livello nazionale tra le regioni potenzialmente meno a rischio da un'eventuale estensione dei dazi ad altri prodotti merceologici.
Le aree meno in pericolo sono invece quelle del Nord. La Lombardia (con un indice del 43%) è ipoteticamente la meno a "rischio". Poi il Veneto (46,8), la Puglia (49,8), il Trentino A.A. (51,1), l'Emilia R. (53,9) e il Piemonte (54,8).
(Unioneonline/l.f.)