«Stipendi bassi, finti contratti part-time, sfruttamento e lavoro nero». Non se la passano bene le oltre 70mila persone, per lo più stagionali o a tempo determinato, che lavorano nel settore del turismo in Sardegna.

La denuncia è della Filcams Cgil regionale, che ha lanciato la campagna di sensibilizzazione “Il turismo è lavoro”, che fino al 30 settembre farà tappa in 32 località turistiche dell’Isola. Delegati e delegate del sindacato viaggeranno sul Camper dei Diritti per dare risposte e informazioni direttamente nei luoghi dove si lavora, centri turistici e spiagge.

La segretaria Filcams Cgil Sardegna Nella Milazzo sottolinea che «è necessario e urgente un radicale cambiamento, in primo luogo da parte delle imprese». E mette in evidenza l’ultimo  rapporto dell'Ispettorato del Lavoro, da cui emerge che nel 2024 il tasso di irregolarità riscontrato nelle ispezioni fatte nel comparto in Sardegna (1.141) è stato del 55,2%: fra quelle più rilevanti c'è una larga diffusione del nero, le violazioni degli orari di lavoro e quelle relative alle norme di salute e sicurezza.

«Si lavora 60 ore alla settimana spesso con finti part time - spiega la segretaria - in nero o con forme di lavoro grigio che nascondono illeciti e abusi, spesso subiti pur di lavorare». Secondo gli ultimi dati Inps disponibili (2023), i lavoratori dei servizi di alloggio e ristorazione sono 73.589, oltre la metà ha un contratto part-time, il 72,4% un contratto a termine. La retribuzione media è 9.910 euro all'anno, poco più della metà di quella media regionale nel privato, 17.642 euro, nettamente inferiore alla media nazionale di 23.622 euro

(Unioneonline)

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