A volte la realtà sa essere molto più avventurosa della fantasia. E se non ci credete non vi resta che leggere La spia che amava (21lettere, 2020, pp. 580, anche e-book), coinvolgente biografia che la scrittrice inglese Clare Mulley ha dedicato a Christine Granville, primo agente segreto britannico donna della Seconda guerra mondiale. Se mai, infatti, è esistita una spia dai mille volti, capace di vivere nel giro di pochi anni decine di vite, ebbene quella è stata proprio la nostra protagonista.

Christine Granville – nome in codice di Krystina Skarbek, nata nel 1908 da una famiglia della grande aristocrazia polacca – fino a trent'anni aveva conosciuto un’esistenza agiata e lussuosa. Era stata anche in lizza per la corona di "Miss Polonia" e la sua bellezza e il suo fascino avevano fatto strage di cuori maschili. Allo scoppio della Seconda guerra mondiale, infine, viveva in Africa e quindi avrebbe potuto disinteressarsi di un conflitto per lei lontano. Decise, però, di non rimanere indifferente a quello che stava accadendo alla sua Polonia, invasa dalle truppe tedesche, e scelse di mettersi a disposizione del governo britannico e, in particolare, del primo ministro Winston Churchill, il grande avversario di Hitler. Venne, così, assegnata al SOE, l’unità di sabotaggio, sovversione e spionaggio istituita proprio in quei primi tempi di guerra da Churchill e qui cominciò la sua carriera di agente impegnata in missioni ad altro rischio. Operò in Africa e in Europa e si fece ben presto una grande fama per il suo coraggio ai limiti della temerarietà, il sangue freddo e la sua capacità di affascinare e ingannare anche gli avversari più scaltri e spietati. Di lei si diceva, non a caso, che fosse tanto irresistibile da riuscire ad ammansire persino i cani della Gestapo! In effetti divenne ben presto una ricercata speciale per i nazisti che però non riuscirono mai a metterle il sale sulla coda. Anzi più volte poterono a intercettarla, ma ogni volta Christine Granville trovava il modo di sgusciare via con fantasia pari all’incoscienza. Quando venne catturata dalla Gestapo, per esempio, per farsi rilasciare si morse la lingua fino a farla sanguinare simulando i sintomi della tubercolosi! Con la sua fantasia e abilità, Christine riuscì così a scovare piani segreti, operare accanto ai partigiani francesi e italiani e a far catturare decine di nemici, guadagnandosi così medaglie al valore dal Regno Unito e dalla Francia.

Finita la guerra non ottenne però la giusta gratitudine dal Paese per cui aveva corso tanti rischi. Non ebbe subito la cittadinanza britannica che tanto desiderava e si ritrovò dimenticata, costretta a fare la cameriera per sopravvivere. Era diventata scomoda, forse perché sapeva troppi segreti o forse perché la diplomazia non era certo tra le sue doti migliori e non si era fatta molti amici nel comando dei Servizi segreti inglesi. Il destino si accanì contro di lei dopo la guerra fino alla morte, una morte profondamente ingiusta, avvenuta nel 1952 per mano di un amante rifiutato. Uno squallido femminicidio chiude così l’esistenza di quella che si dice che fosse la spia preferita di Winston Churchill e di colei che probabilmente ispirò a Ian Fleming – il creatore di James Bond – la figura di Vesper Lynd, la prima delle sue Bond Girl.
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