Ultimo atto della XXVI edizione del Festival dei Tacchi. Il Cada Die Teatro rinnova il suo impegno sul territorio con la presentazione di "Caccia alle Streghe", esito conclusivo del laboratorio Teatro e Comunità, avviato ad agosto e curato quest'anno da Lara Farci, esponente della nuova generazione della compagnia cagliaritana. L'importanza che il Cada Die attribuisce al lavoro sul territorio è il fulcro della sua attività annuale in Ogliastra, un processo continuativo di crescita civica e culturale che culmina nel festival, e questo evento ne è la diretta e significativa espressione. Lo spettacolo, che vedrà in scena venticinque allievi attori e allieve attrici provenienti da Jerzu e dalla più estesa comunità dei Tacchi, andrà in scena domani, sabato 13 dicembre, alle 17.30 negli spazi della Biblioteca Comunale di Jerzu, segnando un punto di incontro cruciale tra arte, inclusione e impegno sociale. 

L'opera, liberamente ispirata al romanzo "La strega bambina" di Eveline Hasler, affronta di petto la questione di genere attraverso la rievocazione della caccia alle streghe, un esempio storico e drammatico di persecuzione del genere femminile che risuona in maniera inquietante con le dinamiche contemporanee. Attraverso le vicende di tre donne la narrazione intreccia magistralmente la paura ancestrale, l'ineludibile desiderio di libertà e il peso soffocante di una cultura patriarcale le cui ombre persistono nella società attuale. Il lavoro è un potente dialogo intergenerazionale e inclusivo che vede coinvolti partecipanti di età diverse, a dimostrazione che il teatro e la riflessione etica non conoscono barriere anagrafiche, amplificando la voce della comunità nel suo insieme. 

Sotto la guida della regista Lara Farci, e con il contributo essenziale di Maria Mou, Marcella Puddu, Francesca Pani e Mauro Mou, la scena si trasforma in un monito vivido: «Tra magia presunta e autonomia reale, la scena diventa un dialogo tra passato e presente, ricordando come il controllo sul corpo e sulla voce delle donne resti un’ombra da illuminare e riconoscere come violenza da cui liberarsi. Perché il desiderio e il diritto di libertà non hanno età, né genere, né classe sociale», spiega Farci.

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