Ogni cerimonia ha il suo rituale, sacro e profano.

Non fa eccezione il folklore sardo e non fanno eccezione, naturalmente, i matrimoni.

Fa parte integrante delle tradizioni sarde (barbaricine in particolare) il rito di nozze della Sa ‘ratzia, ovvero la rottura di un piatto al passaggio della sposa. Un piatto che può contenere simboli di festa e leccornie: riso, grano, petali di fiori, foglie e confetti. Ma anche mandorle, monetine, dolcetti e caramelle.

Una significativa testimonianza del rito di Sa ‘ratzia, che solitamente segue la benedizione degli sposi, ci è stata lasciata nientemeno che dalla scrittrice premio Nobel Grazia Deledda, che così lo descrive: 

«Durante il ritorno si scatena una pioggia di grano, di fiori e di confetti, con grida di “Buona fortuna”. Il grano è augurio di abbondanza. Si frantumano i piatti su cui lo si tiene, se la sposa è ritenuta vergine. La rottura dei piatti significa la rottura della sua verginità. È come il simbolo dell’abito bianco tra le signore. Se la sposa è vedova o non ha la fama illibata, e i piatti vengono rotti al suo passare, i soprastanti ridono e ne fanno oggetto di frizzi e parole ambigue».

(Unioneonline/l.f.)

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